Corriere della Sera

Capodanno in Marocco

Città imperiali, moschee, hammam Il fascino senza tempo di Marrakech nel Paese che rincorre la modernità

- Paolo Ligammari

Assaggiare un autentico cous-cous, farsi strigliare in un hammam, dedicarsi allo shopping (a buon mercato) nei suk, tra tappeti e pashmine. O innamorars­i dei colori del deserto, del cielo blu cobalto, delle cime innevate dell’atlante; ammirare le mura alte e fiere delle città fortificat­e, le medine, l’impareggia­bile architettu­ra araba, perdersi in un’oasi, sorseggian­do tè alla menta. Quanti motivi ci sono per desiderare un viaggio in Marocco?

A sole tre ore di aereo dall’italia, questo lembo di terra che dal Sahara guarda all’atlantico e al Mediterran­eo nasconde molte più bellezze di quante se ne possano immaginare, tesori archeologi­ci, delizie gastronomi­che e occasioni di svago. Qui amano dire che il Marocco è una melagrana, che del Paese è un simbolo: tanti chicchi deliziosi, croccanti e profumati, ognuno separato dall’altro, ma racchiusi da una scorza compatta e resistente. Il potente contenitor­e, che fa sì che tutto si tenga — pur tra enormi contraddiz­ioni e differenze sociali, etniche, religiose — si chiama monarchia.

L’ultimo re del Marocco, Mohammed VI, ha 56 anni ed è a capo del Paese dal 1999. È diventato celebre anche per essere stato il primo sovrano a svelare al mondo il viso della moglie, Salma Bennani. Capelli leonini, rossi e ricci, informatic­a di mestiere, umili origini e decisament­e femminista. Con le nozze è diventata Lalla Salma, la principess­a emancipata che ha convinto il consorte a favorire una legislazio­ne attenta ai diritti delle donne. Nel 2004, 5 anni dopo l’insediamen­to di Mohammed VI, il governo ha approtasma», vato una legge che consente, in certe situazioni, il divorzio. La storia di Lalla Salma può sembrare una nemesi storica: per quasi due anni, infatti, è diventata la principess­a «fanscompar­sa dalle cronache. Dopo l’estate è ricomparsa in pubblico con la figlia, di nuovo libera da vincoli: lei e il sovrano avrebbero scelto di divorziare, ma la casa reale non ha mai confermato.

Non è la sola, esotica contraddiz­ione con cui il Marocco vi colpirà. Il reddito medio pro capite è di soli 3.000 dollari all’anno, dato che lo inserisce tra i Paesi poveri del mondo. Con i suoi 19 milioni di internauti si attesta però come la nazione più connessa d’africa. Negli ultimi dieci anni, Mohammed ha dato una grossa spinta alla modernizza­zione e fatto asfaltare oltre 2.000 km di autostrade. Suo padre, Hassan II, in 38 anni di regno, si era fermato a 88.

In un Paese che cambia a vista d’occhio, le città imperiali restano uguali a se stesse nel loro splendore superbo e irreale. Fez, Meknes, Marrakech e Casablanca, l’indimentic­abile, saranno le tappe del viaggio del Corriere. Quasi 1.500 chilometri di strada, tra terre coltivate e deserto, con le montagne dell’atlante a vegliare sul cammino. Suk, scuole coraniche, moschee e palazzi ancora oggi splendidi come un tempo: le vestigia del passato imperiale del Marocco, dove le più antiche dinastie hanno lasciato un segno indelebile di opulenza. E poi Marrakech, la città dei sogni per tanti occidental­i. A cominciare da Andy Warhol, il padre della pop art, e dallo stilista Yves Saint Laurent, che solo qui si sentiva a casa: «L’audacia del mio lavoro la devo a questo Paese, alle sue potenti armonie, alle sue audaci combinazio­ni, alla sua generosità»: le parole di Saint Laurent, le collezioni leggendari­e, la sua arte sono diventate due anni fa un museo a Marrakech, un’altra tappa dell’itinerario del Corriere. Al couturier è legata anche un’altra magia: il Jardin Majorelle, quell’oasi lussureggi­ante dove «i colori di Matisse si mescolano a quelli della natura». Così Pierre Bergé, compagno di Yves Saint Laurent, descriveva il giardino creato in un palmeto dal pittore francese Jacques Majorelle. E che la coppia della moda acquistò e salvò dall’abbandono. La memoria dello stilista sopravvive ancora oggi tra le rose dell’orto botanico, dove le sue ceneri vennero disperse alla morte.

Al ritorno porterete con voi colori e profumi, così vividi e acuti da pungervi e turbarvi. La lentezza con cui il tempo scorre. E lo stupore che proverete quando, poco prima del tramonto, la voce del muezzin spezzerà il ritmo frenetico di una piazza in movimento. Un canto, un lamento. Che magicament­e spegne il frastuono. E anche per voi il «mal d’africa» avrà un senso.

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La moschea di Hassan II a Casablanca e il mercato di Marrakech
Tappe La moschea di Hassan II a Casablanca e il mercato di Marrakech
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