Corriere della Sera

Re David: «Nella fusione dell’auto vanno difese le fabbriche italiane»

- Enrico Marro

«Non c’è dubbio che, in un mercato globalizza­to, la fusione tra grandi gruppi automobili­stici stia nelle cose. Il punto è capire che cosa succede all’occupazion­e in Italia. Tema che riguarda non solo i dipendenti d Fca, ma anche quelli dell’indotto», dice la segretaria generale della Fiomcgil, Francesca Re David.

Temete che dalla fusione tra Fca e Psa (gruppo Peugeot) possano scaturire esuberi di personale o la chiusura o il ridimensio­namento di stabilimen­ti in Italia?

«È un discorso che non vogliamo neppure prendere in consideraz­ione. Il comunicato dei due gruppi assicura che l’occupazion­e verrà garantita e che non ci saranno chiusure di stabilimen­ti. Ma noi vogliamo discutere di che cosa succede della capacità produttiva installata in Italia, perché ora rispetto a un potenziale di 1,4 milioni di veicoli all’anno se ne producono la metà. Che facciamo? Restiamo a 700 mila auto prodotte all’anno oppure impostiamo una strategia per i prossimi 10 anni? Vogliamo conoscere il piano industrial­e. siamo davanti a una svolta epocale, a una fase di non ritorno, di fronte alla quale ciascuno deve fare la sua parte».

Quali sono le aree più a rischio di sovrapposi­zione produttiva?

«Quelle del segmento delle auto di media cilindrata. Ma immagino che la fusione la facciano per accrescere le vendite e per allargare i mercati, investendo in tecnologie e nuove piattaform­e» .

Cosa chiedete al governo?

«Che convochi la proprietà di Fca, che è ancora italiana, e i sindacati e chieda alla casa automobili­stica quali sono i piani industrial­i legati alla fusione. Il governo non può limitarsi a fare da spettatore delle decisioni delle multinazio­nali. Deve svolgere un ruolo attivo sul futuro dell’industria dell’auto in questo Paese e a difesa dell’occupazion­e. Esattament­e come fanno i governi di Francia e Germania».

Il sindacato italiano concorderà le sue mosse con quelli di Francia e Germania, Paesi coinvolti dalla fusione, oppure ognuno andrà per suo conto?

«Siamo già in contatto con sindacato francese e tedesco perché pensiamo che si debba unire e non dividere i lavoratori. Con i sindacati francesi abbiamo già fatto un comunicati unitario che dice che l’occupazion­e va salvaguard­ata tutta. La stessa cosa vogliamo fare con le organizzaz­ioni tedesche».

E in Italia? Farete fronte comune con Fim-cisl e Uilm-uil? La Fiom sembra avere un atteggiame­nto meno disponibil­e verso la fusione Fca-psa.

«La Fiom è consapevol­e che c’è una difficoltà che deriva dall’essere ancora fuori dal contratto di lavoro Fca. Ma condividia­mo con Fim e Uilm la volontà di confrontar­ci, di chiedere l’impegno del governo, di difendere l’occupazion­e e di rivendicar­e un piano industrial­e che indichi una prospettiv­a di sviluppo. Spero che saremo uniti perché uniti si è più forti».

Non è vero allora che la Fiom è meno disponibil­e?

«La Fiom ha un atteggiame­nto di confronto. Non siamo all’opposizion­e rispetto alla fusione. Ma la Fiom non si fida solo degli annunci, vuole entrare nel merito. Con l’azienda e con il governo, al quale riconoscia­mo di aver aperto un tavolo sull’automotive. Il nostro obiettivo è arrivare a un’operazione che non sia solo a vantaggio degli azionisti, come è avvenuto, pr esempio, nel caso della vendita della Magneti Marelli, ma anche dei lavoratori e del Paese. Per questo vogliamo parlare di innovazion­e e della transizion­e verso una produzione ecososteni­bile».

L’azienda vi ha convocato?

«Credo lo farà nelle prossime settimane. Ma sopratutto spero che chiami i sindacati tutti allo stesso tavolo e non la Fiom ad un tavolo separato».

Il fatto che lo Stato francese sia azionista di Psa non rischia di condiziona­re eventuali ristruttur­azioni?

«Lo Stato francese ha fatto la scelta giusta, stando nell’azionariat­o di Psa come in quello di Renault. Questo gli consente di vigilare sull’occupazion­e in Francia. Non dimentichi­amo che l’amministra­tore delegato del nuovo gruppo Fca-psa sarà Tavares, ad di Psa. Sarà lui a decidere sulle politiche industrial­i e occupazion­ali. Per questo insistiamo che il governo italiano faccia la sua parte. Ci aspettiamo un cambio di passo. Altrimenti reagiremo».

Il premier convochi i vertici del gruppo. L’italia ora produce soltanto 700 mila auto l’anno contro una capacità di 1,4 milioni Uniti con Fim e Uilm, Fca non ci convochi su tavoli separati. Siamo già in contatto con sindacato francese e tedesco

 ??  ?? Chi è Francesca Re David, 59 anni, è segretario generale della Fiom dal 15 luglio 2017. È entrata nella Cgil nel 1987
Chi è Francesca Re David, 59 anni, è segretario generale della Fiom dal 15 luglio 2017. È entrata nella Cgil nel 1987

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