Le presentazioni
Sandro Chia (1946),
Looking at (2017):
Sandro Chia. Viaggio in Italia
cisa etichetta temporale, ha saputo conferire alla vicenda di Marco Carrera l’implacabile solennità di un annuario. Il colibrì è un album di famiglia. Un patchwork composto da memorabili tranche de vie che ricucite retrospettivamente dal lettore restituiscono il dramma e le gioie di una vita che se n’è andata via davvero troppo in fretta. Per questo su ogni pagina soffia il vento della nostalgia e del rimorso. Perché le cose vanno sempre nel modo in cui eri certo non sarebbero andate. Questo impianto consente a Sandro di eliminare l’inessenziale. Per dirla ancora con il linguaggio operistico, nel Colibrì non c’è un solo recitativo. È un susseguirsi di arie sempre più elettrizzanti. La vividezza di ogni quadro induce quasi al pianto. Non sempre la cosiddetta narrativa seria ti inchioda alla sedia. Il colibrì è capace anche di questo. Da prestigiatore di lungo corso, Sandro dà fondo a tutte le astuzie, i trucchetti, le scorciatoie, le ellissi di cui è capace. Non si fa nessuno scrupolo a riempire il romanzo di coincidenze implausibili e strazianti colpi di scena. Da scaltro sceneggiatore sa come prepararli, come anticiparli, ma non commette mai l’errore di
Tè la mostra che si apre il 9 novembre alla Galleria Alessandro Bagnai di Foiano della Chiana (Arezzo) our di presentazione per Il colibrì (La nave di Teseo). Il 7 novembre Veronesi sarà a Pescara (festival Fla, ore 19), il 9 al Pisa Book Festival (ore 14 con Vanni Santoni), il 10 al Macro Asilo di Roma (ore 11) con Edoardo Albinati (legge Fabrizio Gifuni, introduce Maria Ida Gaeta). Il 16 è atteso a Bookcity Milano con Edoardo Nesi (Triennale, ore 16.30) e il 28 a Torino con Nicola Lagioia (Circolo dei lettori, ore 21).
spiattellarli troppo in fretta. Ti cuoce a fuoco lento e a puntino. Il capitolo Solo che (pp. 131-144) in cui viene illustrato il dramma di un uomo che scopre che il suo matrimonio è stata una spettacolosa menzogna e il capitolo Shakul & Co. (pp. 213219) in cui si dà conto della tragedia delle tragedie sono performance da antologia, virtuosismi straordinariamente funzionali, spot all’arte del romanzo, in bilico tra poesia e melodramma com’è giusto che sia. Se è vero che i grandi romanzi sono quelli che sembrano essersi scritti da sé, allora Il colibrì è un grande romanzo.
Di cosa parla Il colibrì? Leggetelo e lo saprete. Quello che posso dirvi è che Sandro
G Un’anticipazione del libro era stata pubblicata su «la Lettura» #400 del 28 luglio scorso
Quando poco più che adolescente decidi che ti guadagnerai il pane scrivendo romanzi, per prima cosa ti guardi intorno e vedi solo nemici potenziali, soprattutto tra gli amici. Poi un certo giorno ti svegli sperando che i suddetti amici, nel frattempo invecchiati accanto a te, scrivano libri bellissimi. È un conforto sapere che qualcuno lo sappia ancora fare.
Il colibrì entra nella mia vita mentre sono alle prese (da anni oramai) con un lungo romanzone che mi sta dando filo da torcere. Studiare il modo in cui Sandro ha saputo affrontare e risolvere i problemi compositivi posti da un libro così facile da leggere e così difficile da scrivere, può essere per me (e per chiunque si trovi nelle mie condizioni nervose) una fonte di ispirazione, se non proprio di salvezza.
d
Sandro ha trovato un modo di riscrivere la storia delle storie: quella di Giobbe. Anche se il suo Marco Carrera ha poco in comune con l’originale biblico