Corriere della Sera

Vittoria per Juve e Inter La Roma batte il Napoli

- Di Mario Sconcerti

La Juve è in testa anche dopo il derby, ma sta accadendo qualcosa di diverso. Molto di quello che un anno fa significav­a Ronaldo, per gol, carisma indotto, curiosità generale, lo sta adesso significan­do Lukaku. È una diversità continua, una differenza costante. Non è migliore di Icardi, è solo un’altra cosa. Questo lo moltiplica. Icardi era indispensa­bile perché segnava tanto. Lukaku segna gol semplici ed è importante in tutta la zona della sua metà campo. Fa salire una squadra che ha bisogno di una boa che spezzi il tempo, di una spinta meno elementare dopo il primo tocco di Brozovic. Con Lukaku l’inter non ha bisogno di dribbling, può giocare semplice, tutto diventa una geometria casalinga che misura però terre sempre più fertili. Naturalmen­te Lukaku non è paragonabi­le a Ronaldo, ma in questo inizio di autunno nemmeno Ronaldo è paragonabi­le a se stesso. Lukaku segna adesso di più ed è più dentro la squadra, gioca per gli altri, non aspetta . È una proposta e una soluzione. Se l’inter è diventata una squadra sul campo lo si deve alla sua vastità. Il vantaggio reale della Juve adesso è di avere Higuain in più, uno che sta fuori o dentro ma cambia quasi sempre le partite. L’inter non ha niente del genere. Direi però che anche la stanchezza ha avuto i suoi lati buoni. L’inter «stanca» ragiona di più, subisce meno l’effetto Conte, costringe ha pensare da soli, meno schemi e più libertà. In questi giorni lo scambio ha funzionato. Scende a 11 punti di lontananza il Napoli, l’avversario classico di questi anni. Gioca bene per 20 minuti, il resto del tempo rincorre una Roma molto interessan­te. Mancini mediano ha dato appoggio a Veretout, che non deve più rincorrere tutti, e offerto una base a Pastore, un fantasista ritrovato. Se a questo triangolo si aggiunge la classe e la potenza pura di Zaniolo si ottiene un reparto atipico che è un riassunto delle migliori idee del calcio. La Roma gioca come le squadre di Guidolin, che non è una diminutio. Due difensori fissi, due che avanzano, un grande centravant­i e una nuvola di cinque uomini a portare confusione organizzat­a nel mezzo. Questo le dà, finché regge, superiorit­à numerica dovunque. Ma reggerà. Ci sono stati anche stavolta rigori e discussion­i. Ognuno ha i suoi colpevoli, nessuno avrà mai la soluzione. Tutti noi giudichiam­o il calcio dalla nostra parte, hanno ragione gli arbitri solo quando la pensano come noi. Questo si chiama pregiudizi­o dovunque, ma nel calcio è un senso unico chiamato amore. Pazienza.

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