Renzi attacca, ira di Pd e M5S
Per Palazzo Chigi critiche irresponsabili. I dem: si aiuta la destra. I 5 Stelle: basta giochini Tasse su plastica e auto verso il rinvio. Il Tesoro: due tavoli per decidere
Tensione altissima nella maggioranza alle prese con la manovra. Renzi dice che sui provvedimenti darà battaglia in Aula e che il governo andrà avanti anche senza Conte. Per Palazzo Chigi sono «critiche irresponsabili». Il Pd: «Gli attacchi aiutano la destra». I 5 Stelle: «Basta giochini». E per le tasse su auto e plastica si parla del rinvio di un anno.
ROMA La tensione nella maggioranza alle prese con la manovra è altissima, e tutto fa Matteo Renzi tranne che gettare acqua sul fuoco. Anzi, il leader di Italia viva, in un’intervista al Messaggero, non solo ribadisce che sui provvedimenti darà battaglia in Aula, ma mantiene una certa ambiguità sulla permanenza in carica, nel prossimo futuro, del premier Conte. Scatenando così la reazione sia del Pd che del M5S, che si chiedono se l’intento sia quello di terremotare il governo, e che avvertono: dopo Conte non esiste un altro premier possibile, ci sono solo le elezioni.
Renzi in realtà assicura che l’esecutivo andrà avanti «fino al 2023, sicuramente, ci sono e ci saranno i numeri». Ma se avverrà con Conte a Palazzo Chigi «dipende da come funziona il governo». Non è scontato, insomma, e i maliziosi potrebbero immaginare un retropensiero su Draghi. In ogni caso, sulla manovra molto va cambiato, perché «le tasse sono un autogol»: «Ora c’è bisogno di eliminare i tre principali errori rimasti: le tasse sullo zucchero, plastica e soprattutto auto aziendali, che sono una inspiegabile mazzata sulla classe media». Se il presidente dell’emilia Romagna Bonaccini si lamenta pure lui per quello che sarebbe un danno alla sua Regione
(al voto a gennaio), tutto il resto della maggioranza si rivolta contro Renzi. A partire dal Pd.
«Repetita iuvant: il governo Conte è l’ultimo di questa legislatura. Chi lo indebolisce con fibrillazioni, allusioni, retroscena di palazzo, fa il gioco della destra. Forse sarebbe ora di smetterla», avverte con durezza il ministro Dario Franceschini. Ancora più netta Debora Serracchiani:
«A Renzi sfugge un piccolo dettaglio del quadro politico: a questo governo non c’è alternativa, se non quella che passa per le urne. Non si illuda di poter tirare la corda fino al punto di rottura senza assumersi tutte le responsabilità. I tempi di Ghino di Tacco sono finiti e a Renzi tocca decidere se vuol smettere di giocare col fuoco o se preferisce farsi esplodere con tutto il governo. Decida presto». E il vice segretario del Pd, Andrea Orlando dice no alle «polemiche sterili» su una manovra che invece «infastidisce perché mette in discussione interessi consolidati» che poi trovano sempre «qualche esponente politico pronto a difenderli anche con l’uso di una propaganda distorta e fake news».
Ma anche il M5S mette in chiaro che «i giochini di palazzo, appartenenti alla vecchia politica, non possono appartenere a questo governo», e «se qualcuno prova a mettere in discussione il presidente Conte» con questi, immaginando «scenari futuri», sappia che «non esiste futuro per questa legislatura». Chi sia quel «qualcuno» è chiaro, e lo dice Carlo Calenda rivolgendosi proprio a Renzi: «Passi le tue giornate a sparare sul governo che hai promosso: se lo avessi fatto per la salvezza del Paese non avresti fatto la scissione dopo il giuramento dei ministri».
Bonaccini
Il governatore contro gli interventi su plastica e auto: un danno per l’emilia-romagna