Corriere della Sera

«Non si arretra sul cuneo fiscale Sono soldi per i lavoratori»

Zanda: il Pd da solo non può garantire la stabilità del Paese

- Daria Gorodisky

«Il più grande regalo che la maggioranz­a di governo possa offrire a Matteo Salvini è quello di litigare, piantare bandierine, eccepire tutti i giorni su qualcosa. Ed è sorprenden­te che a farlo siano Matteo Renzi e i 5S, appena tre mesi fa i più forti sponsor della formazione di questo esecutivo». Luigi Zanda, tesoriere del Pd, risponde all’ennesimo attacco di Renzi nei confronti dello stesso governo di cui fa parte.

Questa volta, in un’intervista al Messaggero, Renzi critica la legge di Bilancio ponendosi come leader del «No tax».

«Per prima cosa, c’è un problema di metodo: le opinioni diverse si devono manifestar­e in Consiglio dei ministri e non dopo che è stato approvato un testo. In secondo luogo, nessuno vuole aumentare le tasse, però bisogna far quadrare i conti. La manovra non può essere snaturata da cecchini interni e da cavallette emendative».

Renzi vorrebbe recuperare risorse facendo slittare il taglio del cuneo fiscale a settembre.

«Non è una proposta da statista. Non sono affezionat­o alla tassa sulle auto aziendali, o a quella sulla plastica o sullo zucchero. Ma se si mettono queste in competizio­ne con il taglio al cuneo fiscale, che significa far entrare soldi nelle tasche dei lavoratori, so che cosa scegliere».

Il Pd continua a dire che, se il clima interno alla maggioranz­a non cambia, si andrà a votare. Renzi invece ripete che il governo durerà.

«A che cosa serve proclamare che l’esecutivo reggerà fino al 2023 se intanto lo si indebolisc­e con dichiarazi­oni quotidiane? Senza dimenticar­e che Renzi adesso ha ammesso esplicitam­ente di stare lavorando, persino nella sessione della legge di Bilancio, per sottrarre consensi agli alleati. Credo che dopo l’approvazio­ne della manovra i partiti dovranno riflettere su se e su come stare al governo: perché se si tira l’elastico tutti i giorni, alla fine si rompe».

Per Renzi l’esecutivo durerà comunque, con o senza la guida di Giuseppe Conte.

«L’uscita di Conte vorrebbe dire crisi di governo, e nessuno sa come finirebbe. Renzi sostiene di aver voluto questo esecutivo per “igiene istituzion­ale”: ma in una casa dove convivono più persone l’igiene è perfetta se tutti partecipan­o a mantenerla; se, invece, tutti i giorni uno degli ospiti prende a spallate gli altri non dura».

Il suo partito non era assolutame­nte favorevole a un Conte II: adesso lo difendete?

«Io non lo difendo, anzi ho delle riserve e vorrei sapere qual è il suo profilo: è un presidente politico o tecnico?».

Da un lato Renzi, dall’altro i grillini che mettono in dubbio nuove alleanze con voi: il Pd non rischia di uscirne come vaso di coccio fra vasi di ferro?

«Il Pd ha la responsabi­lità della stabilità del Paese e ha la volontà di assolvere il compito. Ma, se i due principali partner non hanno questa volontà, diventa difficile».

Il voto dell’umbria non ha premiato le vostre scelte.

«Per il Pd mostrare responsabi­lità ha indubbiame­nte un costo. Però il risultato umbro era atteso e, se basta a fare cambiare a qualcuno strategia sulle alleanze, mi pongo molte domande».

C’è rissa anche sulla Libia.

«Con il governo Renzi la Libia era totalmente fuori controllo. Mi fido del ministro Luciana Lamorgese e ho fiducia nel fatto che nemmeno un euro finirà nelle mani dei torturator­i libici».

Senso di responsabi­lità da un lato, ma richiamo a possibili elezioni dall’altro: che

Se si tira l’elastico tutti i giorni alla fine si rompe e con l’uscita di Conte nessuno sa come finirebbe Eppure io ho delle riserve sul premier: è politico o tecnico?

I punti fermi

«La manovra non può essere snaturata da cecchini interni e da cavallette emendative»

cosa farà davvero il Pd?

«Dobbiamo tutelare il lavoro eccezional­e che sta facendo il ministro dell’economia Roberto Gualtieri e continuare a esercitare responsabi­lità allontanan­do una crisi di governo e soprattutt­o eventuali elezioni anticipate. Però abbiamo anche il dovere di avvisare che il lavoro del solo Pd potrebbe non essere sufficient­e a garantire la stabilità del Paese».

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Luigi Zanda, 76 anni, attuale tesoriere del Pd, è stato capogruppo al Senato dal 2013 al 2018
Chi è Luigi Zanda, 76 anni, attuale tesoriere del Pd, è stato capogruppo al Senato dal 2013 al 2018

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