Corriere della Sera

Dopo una lite uccide il fratello

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Sono passati 3 anni da quando la loro Valentina morì in ospedale con due gemellini, al quinto mese di gravidanza. E l’accusa dei genitori, alla terza udienza contro 7 medici del Cannizzaro di Catania, è che in quel reparto non la fecero abortire, nonostante una gravissima setticemia esplosa con l’effetto di avere già spento tante ore prima il cuore di uno dei due feti. «Non la liberarono dalle creature per le quali non c’era più nulla da fare perché dissero di essere tutti obiettori di coscienza», ripetono Salvatore e Giusi Milluzzo, direttore di banca in pensione lui, casalinga lei, dal 16 ottobre 2016 inchiodati a quei 17 giorni trascorsi in ginecologi­a.

Drammatico il racconto echeggiato in aula davanti al giudice Maria Elena Calamita, turbata dalla foto che quella mamma in pena teneva fra le mani come per abbracciar­e ancora Valentina, 32 anni. Continuand­o a ripetere che se le avessero detto in tempo di esser obiettori lei e suo marito avrebbero cambiato ospedale: «Oggi sarebbe viva. L’ha detto pure un cardinale che in quel caso bisognava occuparsi della madre e non dei piccoli». E il papà: «Siamo vittime di ignoranza e negligenza.

Insieme Valentina Milluzzo, 32 anni, col marito Francesco Castro in una foto dal profilo Facebook della donna deceduta il 16 ottobre del 2016

Ricordo ancora l’invocazion­e accorata: “Mamma sto morendo”. E ricordo le parole del medico di turno: “Fino a quando sento battere i cuoricini non posso intervenir­e perché sono obiettore”...».

Ecco il contesto che accende i riflettori dei mass media, perfino del Financial Times e di una tv russa, per capire se in un ospedale siciliano si possa ancora morire di «obiezione». Ma questa chiave interpreta­tiva è contestata dagli

Gemellini

Valentina era incinta di due gemelli al quinto mese e morì a seguito di una grave setticemia

Ha ucciso il fratello. Il movente: era convinto che fosse attratto da sua moglie. Il delitto è stato commesso ieri a Trecate (Novara). Al termine di un litigio, Rosario Saporito, 40 anni, ha impugnato una pistola e ha sparato a Daniele, pizzaiolo di 36 anni che da qualche mese era ritornato a vivere in Piemonte. Rosario è uscito di casa armato. Dopo qualche ora si è costituito ai carabinier­i.

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