Bosch vuole puntare sull’elettrico «Ma gli aiuti sono solo per le crisi»
Difficoltà a riconvertirsi dal diesel senza minacciare la chiusura
BARI Quando le aziende minacciano di chiudere (e poi lo fanno davvero), nei tavoli di crisi convocati al ministero dello Sviluppo economico si cercano (e spesso si trovano) gli strumenti per la riconversione dei siti industriali. Affidata a soggetti diversi da quelli andati in crisi. Ma se un’azienda vuole riconvertirsi «in corsa» per seguire le nuove evoluzioni del mercato, allora la situazione cambia. «A disposizione delle aziende ci sono tanti strumenti ma mancano, sia a livello nazionale che regionale, quelli per riqualificare l’intero sito in modo sistematico e di lungo periodo». A sottolinearlo è Francesco Basile, direttore delle risorse umane di Bosch Tecnologie Diesel, stabilimento di Bari con 1.840 dipendenti (10 anni fa erano 2.300) che negli ultimi 24 mesi ha dimezzato i volumi di vendita delle pompe common rail per i motori diesel che nei periodi migliori superavano quota 2 milioni. E per questo vorrebbe riconvertirsi. Ma non trova gli strumenti adatti per favorire il passaggio dal diesel attuale a quello di ultima generazione e alla mobilità elettrica, le due direttrici strategico-industriali che vorrebbe intraprendere sulla scorta delle indicazioni del mercato. La soluzione per non morire (per il 2022, se le cose dovessero continuare così, sono già stati annunciati 620 esuberi) individuata dall’azienda che fa capo alla multinazionale tedesca Bosch è, infatti, riconvertire l’intera attività produttiva con uno sforzo progettuale, tecnologico, formativo e finanziario ingente. Tecnologie Diesel non si tira indietro rispetto a questo sforzo, ma la multinazionale tedesca che opera dagli anni ‘90 a Bari lamenta di non aver trovato, al momento, in Italia strumenti di sostegno pubblico adatti a supportare operazioni di riqualificazione così ampie. Il piano di investimenti di marzo 2019 prevede, per il primo step, 40 milioni di investimenti, la metà dei quali già realizzati. Ma il piano va alimentato di anno in anno.
«Il piano di riconversione programmato da Bosch Bari prevede — spiega Basile — accanto alle tipiche azioni difensive come il ricorso agli ammortizzatori sociali, anche azioni di sviluppo che vanno dagli investimenti produttivi all’acquisizione di tecnologie e nuove competenze con la formazione. Ma questi fattori devono entrare in perfetta sintonia, sia di contenuti che di tempi, per poter tracciare la strada della riconversione. L’idea è quella di realizzare un progetto integrato di apprendimento di nuove competenze i cui moduli avanzano e si adattano al progredire delle tecnologie e delle loro applicazioni in azienda».
La Confindustria di Bari e Bat vuole farsi portavoce di questa esigenza evidenziata dalla Bosch per sollevare una riflessione sull’intero sistema di sostegno alla formazione continua per le imprese a livello nazionale e regionale. «In Italia — spiega il presidente Sergio Fontana — esistono strumenti per sostenere l’ampliamento produttivo e occupazionale, esistono incentivi per la formazione continua e l’aggiornamento del personale o per l’innovazione circoscritti ad alcuni obiettivi limitati; esistono anche misure straordinarie per la risoluzione delle crisi aziendali, ma questi strumenti non sono adatti a favorire un rinnovamento complessivo dell’attività industriale ad ampio raggio, finalizzato a prevenire e a scongiurare l’esplodere di una crisi». Il riferimento è al sistema di sostegno alla formazione continua: gli strumenti attuali, sia quelli facenti capo ai Fondi interprofessionali nazionali sia quelli erogati dalle Regioni, soddisfano esigenze formative molto circoscritte nel tempo, nell’ambito e nel numero di addetti e mansioni coinvolti. «Mancano, invece, strumenti speciali per sostenere operazioni di riqualificazione dell’intero personale in un arco temporale mediolungo — aggiunge Fontana — e che prevedano il ricorso a modalità di apprendimento flessibili e innovative: insomma, chi vuol fare la riconversione “in corsa”, non può farla. Per procedere bisogna attendere che il malato si aggravi in modo irreversibile».
Le aziende hanno a disposizione tanti strumenti ma mancano, sia a livello nazionale che locale, quelli per riqualificare l’intero sito
Chi vuol cambiare “in corsa”, non può farlo. Per procedere bisogna attendere che il malato si aggravi in maniera irreversibile