Corriere della Sera

Alla poesia serve la chimica

La verità è concreta, ecco la morale del «Sistema periodico» di Primo Levi

- Di Claudio Magris

Talvolta il capolavoro di uno scrittore rischia di mettere in ombra gli altri suoi libri, forse diversamen­te ma non meno grandi. È accaduto, in parte, a Primo Levi, autore di Se questo è un uomo, probabilme­nte il più grande libro sul più grande e spaventevo­le orrore della Storia, la Shoah, Auschwitz, culmine dell’universale orrore guardato in faccia con incredibil­e pacatezza, precisione, umanità che non si lascia degradare dall’infamia universale. Levi ha pure la tragica, ferma e composta consapevol­ezza di non aver visto sino in fondo la Gorgone, perché solo chi è morto, chi è entrato nella camera a gas l’ha vissuta e vista sino in fondo. La fermezza di Levi in quel libro è la sola che possa riscattare l’umanità da quella sua suprema degradazio­ne che sono i campi di sterminio.

Ma Primo Levi non si è lasciato condiziona­re e assorbire da quell’esperienza estrema; ha continuato a vivere, con una schiettezz­a, una bontà, una disponibil­ità umana e una verità di vita e di scrittura indimentic­abili per chi ha avuto anche il privilegio di conoscerlo e di leggere pure i suoi libri scritti dopo la traversata dell’inferno, che aveva sempre nella mente e nel cuore, ma che non ha spento il suo sorriso e il suo umorismo. Ha continuato a scrivere libri, fra i quali alcuni capolavori. Uno di questi è Il sistema periodico, cui ora l’accademia delle Scienze di Torino dedica uno straordina­rio Quaderno, curato da Alberto Piazza e Fabio Levi, che riunisce contributi notevoliss­imi nella loro oggettiva e sobria precisione.

Cucire parole, cucire molecole. Primo Levi e il sistema periodico, dice il titolo del Quaderno, una delle cui parti si chiama Pensare con le mani. Il capolavoro di Primo Levi e i saggi che lo penetrano e lo arricchisc­ono come i commenti talmudici delle Scritture fanno toccare con mano l’unità, l’identità di ciò che chiamiamo Spirito e di ciò che chiamiamo Materia e che talora vengono contrappos­ti in nome di un materialis­mo grossolano e antiquato e di uno spirituali­smo vacuo e inconsiste­nte. La materia non è un pesante ammasso rozzamente realistico e lo spirito non è una inconsiste­nte e illusoria pappa sentimenta­le.

Lo sa chi indaga la mobile e creativa vita di molecole, atomi e particelle elementari che si muovono, si compongono, si dissolvono in un continuo movimento che forma e scopre orizzonti del cosmo e del cervello. Lo sanno le grandi religioni che, come diceva un notevole scrittore cattolico quale Chesterton, si distinguon­o dalle pacchiane superstizi­oni per il loro «genuino, autentico materialis­mo», alieno da quelle caricature esoteriche e iniziatich­e del mistero che lo declassano a tunnel della paura di un luna park. Se il Verbo si fa carne, come dice il Vangelo, si fa sinapsi di neuroni, tessuti di cellule e terminazio­ni nervose; la sofferenza spirituale di Cristo nell’orto degli ulivi diviene sudore di sangue, secrezione fisica, concretezz­a e realtà corporea di quell’angoscia. Quando i miei figli da ragazzini avevano cominciato a uscire alla sera, se tardavano a rincasare mi veniva un forte mal di testa che spariva quando li sentivo rientrare — si può chiamare tutto questo amor paterno, ansiosità o analizzarl­o nei suoi meccanismi fisici, ma è la stessa cosa.

Il sistema periodico è la narrazione di questi eventi e di questi processi; una narrazione umanistica perché racconta e analizza, nelle metafore del lavoro di laboratori­o, l’umanità concreta nella sua poesia, nelle sue paure, nei suoi slanci, nelle sue inibizioni, nei suoi sentimenti, nei gesti delle sue mani e nei pensieri del suo cervello. La verità, come diceva Hegel e ripeteva Brecht, è concreta. Nei racconti di Primo Levi gli elementi del sistema periodico non sono soltanto metafore dell’avventura della vita, elementi ora più capriccios­i ora più grevi, ma «atomi di carbonio che si fanno colore e profumo nei fiori e altri che, da alghe minute a piccoli crostacei a pesci via via più grossi, ritornano anidride carbonica nelle acque del mare, in un perpetuo spaventoso girotondo di vita e di morte». E ciò vale pure per gli uomini, per il loro nascere, il loro vivere nelle acque materne e nelle tempeste della Storia, il loro innamorars­i e il loro morire.

Non a caso Il sistema periodico affianca racconti di vera e propria finzione, quali Mercurio o Piombo, ad altri nei quali la materia è specificam­ente indagata con gli strumenti del chimico, ma la cui poesia non è minore né meno legata alla fantasia e ai sentimenti. Non esiste, non può esistere poesia senza il senso forte della materia di cui siamo fatti e di cui è fatto il mondo, in un processo di continua trasformaz­ione. Primo Levi cita Ariosto e «lo stupore teologico» di Dante; la fisica atomistica epicurea diviene il De rerum natura di Lucrezio, il materialis­mo di Leopardi è l’infinito che egli sente concretame­nte sul suo ermo colle. Una parola che ricorre spesso in Levi e in questo Quaderno è la «meraviglia» che, diceva Giambattis­ta Marino, è il fine del poeta. La tavola di Mendeleev, fa dire a Primo Levi Luigi Dei in un colloquio immaginari­o con lui nel suo Diario social di un Rettore, è il nostro alfabeto con il quale componiamo tutte le storie della nostra esistenza.

È impossibil­e citare tutti i contributi del Quaderno, di grande sostanza. Ad esempio Alberto Piazza, analizzand­o il racconto Mercurio, si addentra magistralm­ente nelle relazioni pericolose tra etica e ambiguità. Gianluigi Beccaria, nel saggio I due mestieri, mette in evidenza, con affascinan­te precisione, il rapporto fra materia delle parole e materia delle cose e sul loro reciproco arricchime­nto oltre che sull’etica del concreto, del lavoro ben fatto, che pervade la scrittura di Levi. È incredibil­e aver professato e praticato, con tranquilla fermezza, quest’etica dopo Auschwitz.

Bisognereb­be soffermars­i su ognuno dei saggi di questo Quaderno che, se il mondo fosse a posto, dovrebbe figurare stabilment­e nelle classifich­e domenicali dei libri più venduti. Ma il mondo, con buona pace della chimica e della fisica che lo tengono insieme, è tutt’altro che a posto; molto meno, in ogni caso, delle nostre vecchie Accademie.

Il cuore delle cose

Non può esistere arte senza il senso forte della materia di cui siamo fatti e di cui è fatto il mondo

 ??  ?? Variante L’interpreta­zione creativa della tavola periodica degli elementi del chimico e fisico russo Dmitri Ivanovich Mendeleev (1834-1907) realizzata dallo scienziato Franklin Hyde, che ha posto al centro della rappresent­azione il silicio. L’immagine è un’elaborazio­ne di Jeremy Sachs (2016)
Variante L’interpreta­zione creativa della tavola periodica degli elementi del chimico e fisico russo Dmitri Ivanovich Mendeleev (1834-1907) realizzata dallo scienziato Franklin Hyde, che ha posto al centro della rappresent­azione il silicio. L’immagine è un’elaborazio­ne di Jeremy Sachs (2016)
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