È l’inter di Lukaku
Segna due gol e tiene in scia i nerazzurri Bologna furioso per il rigore nel finale
BOLOGNA Romelu Lukaku si scrolla di dosso il fantasma di Icardi, che lo ha perseguitato in questi mesi e si carica l’inter sulle spalle. Il belga è un portento: 9 i gol in campionato di cui 7 in trasferta e 2 al Dall’ara che annichiliscono il Bologna. È il simbolo dei nerazzurri: grinta, talento, esplosività.
Conte festeggia. Con un attaccante così anche i sogni più arditi possono trasformarsi in realtà. Lukaku è più forte di tutto, anche dei buu razzisti, forse di frustrazione, che arrivano dalla curva Andrea Costa mentre esulta gonfiando il petto dopo il rigore della svolta. Il centravanti è una specie di rullo compressore e al ritorno dalla sosta non si è più fermato: 6 gol in 4 partite con 2 doppiette.
Grazie a Lukaku, l’inter resta nella scia della Juventus, soprattutto diventa la regina delle vittorie in trasferta: 6 su 6, come nessun’altra squadra nei 5 campionati europei più importanti. Quella con il Bologna è la più complicata perché la banda di Mihajlovic, assente in panchina ma presente nei cuori di tutti, anche degli ultrà interisti che lo omaggiano con uno striscione in serbo («Vai avanti Sinisa, sei un grande guerriero, non mollare»), gioca a alta intensità. Magari non graffia, però ci mette tutto quello che ha. E cede solo oltre il 90’, furiosa con le decisioni dell’arbitro La Penna.
L’inter combatte la stanchezza con l’ardore e la volontà di andare oltre i propri limiti. Nel primo tempo costruisce due nitide occasioni e le vengono annullati altrettanti gol. Skorupski è un gatto sul tiro secco di Lautaro che sfugge al controllo di Bani, poi para sul suo palo il sinistro fulminante di Lukaku. La coppia di attaccanti si divide anche le reti annullate: quella del Toro per fuorigioco dello stesso argentino, quella di Romelu perché Lazaro crossa il pallone quando ha già superato la linea di fondo.
Nella ripresa il Bologna rompe l’equilibrio con Soriano e l’inter va fuori giri. Sembra la fine. Ma Conte, con freddezza e lucidità, cambia uomini e spartito al momento giusto: fuori gli inconsistenti Gagliardini e Biraghi, dentro Vecino e Candreva. Così nell’ultimo quarto d’ora i nerazzurri prima pareggiano (Lukaku è lestissimo a ribadire in gol la respinta corta di Skorupski su tiro di Skriniar), poi oltre il 90’ passano con il rigore provocato dall’ingenuo Orsolini su Lautaro. Il gigante segna e l’inter vola. Nove vittorie nelle prime 11 partite autorizzano a sognare. Anche 14 di fila con almeno un gol all’attivo. E poi altre buone notizie sparse, come l’esordio dall’inizio di Lazaro, che fa ammattire Krejci e la solita voglia ossessiva dell’allenatore trasmessa alla squadra. L’inter magari non vincerà lo scudetto. Di sicuro farà l’impossibile per riuscirci.