Corriere della Sera

La mappa degli sconti fiscali per i super ricchi

Dai regimi agevolati di Malta e Cipro fino alle leggi «Ronaldo» e «Beckham», i Paesi europei fanno a gara per attrarre patrimoni Così le tasse a doppia velocità diventano un problema politico

- di Federico Fubini

Per la presidenza francese del G7 quest’anno il ministro dell’economia Bruno Le Maire aveva indicato un obiettivo: far sì che tutte i protagonis­ti dell’economia versino una quota corretta di imposte. «Tasse zero o molto basse sono inaccettab­ili, non è giusto che le grandi imprese siano autorizzat­e a eludere». L’irritazion­e del governo di Parigi aveva investito in pieno l’olanda, accusata di agire da paradiso fiscale per le multinazio­nali nell’area euro. Resta da capire se la posizione francese cambierà da questa settimana: come primo azionista di Psa Peugeot al 13%, Le Maire partecipa al controllo del cofavore losso dell’auto che sta nascendo dalla fusione con l’italo-americana FCA. E che ha fissato la sede legale, per ragioni fiscali, a Amsterdam.

Per il sindacato transalpin­o Cfdt è una scelta «oggettivam­ente scandalosa». Qualcun altro potrebbe descriverl­a invece come la punta di un iceberg così complesso da mettere alla prova la coerenza di chiunque. Perché in Europa non solo i grandi gruppi industrial­i, ma sempre più anche certi piccoli imprendito­ri e gli individui in grado di vivere di rendite sono soggetti a leggi parallele. Perfettame­nte regolari, ma diverse e più morbide rispetto a quelle alle quali sottostann­o centinaia di milioni di europei meno ricchi, meno preparati, meno capaci di divincolar­si fra le autorità fiscali dei diversi Stati.

Così le tasse in Europa, anche sulle persone, viaggiano sempre più su due velocità: pesanti e sorrette da controlli capillari per la popolazion­e meno mobile e meno ricca; lievi e sapienteme­nte ritagliate per i pochi altri che hanno ricchezza, talenti unici e società articolate fra le diverse giurisdizi­oni. La traiettori­a fra queste due galassie è ormai così divergente che rischia di diventare un problema politico, ora che in Italia il governo si prepara a una (opportuna) stretta su milioni di piccoli esercenti e lavoratori autonomi. Da una parte ci sono le sanzioni per chi rifiuta i pagamenti con carta o l’occhio del Grande fratello fiscale che incrocia i dati delle fatture e dei conti bancari. Dall’altra un universo di individui facoltosi, non ancorati al territorio e legalmente (quasi) liberi dalle tasse.

Che qualcosa di profondo si stia muovendo in Europa lo si nota dai dettagli: dal 2009 la popolazion­e di Cipro è aumentata dell’8,5% e quella di Malta del 16%. Circa 160 mila persone si sono trasferite in quelle due piccole isole nel Mediterran­eo e il fenomeno è alimentato da cittadini in gran parte europei che chiedono regimi di e dai «residenti non domiciliat­i» («non-dom»). Nel primo caso, a Malta, bisogna comprare ad almeno 270 mila euro o affittare ad almeno 10 mila euro l’anno una casa o occorre investire almeno 250 mila euro in titoli di Stato della Valletta e dare prova di altre due condizioni: redditi da almeno 100 mila euro l’anno fuori dal Paese o un patrimonio di almeno mezzo milione. Chi lo fa può essere tassato al 15%. Quanto a Cipro, le condizioni sono simili ma più leggere (redditi da 30 mila euro e altrettant­o depositato in una banca locale).

Poi ci sono gli schemi per i «non-dom», legalissim­i se applicati con scrupolo. L’azionista di un’azienda finanziari­a può essere tassato una volta sola al 5% su tutti gli utili dell’impresa generati all’estero e portati a Malta e anche sui suoi dividendi, se la holding della sua società maltese si trova in un sistema che non applica la ritenuta alla fonte sui redditi da capitale di quella persona: Lussemburg­o e Gran Bretagna fra gli altri. Malta offre poi forti sgravi a chi arriva a lavorare con competenze digitali, per esempio per i siti del gioco d’azzardo.

Si chiama «competizio­ne fiscale», legittima in base a una sentenza della Corte di giustizia europea del 2006 a favore del colosso Cadbury-schweppes. Del resto non sono solo a Cipro, a Malta o Montecarlo i governi in Europa che danno sfogo alla propria creatività pur di attrarre ricchi dagli altri Paesi che poi comprano immobili, assumono, spendono per beni e servizi. Lo fanno anche quelli che protestano di più contro i paradisi fiscali degli altri. L’italia ha quella che andrebbe chiamata la «legge Ronaldo», introdotta nel 2017 a gran beneficio del campione della Juventus: 100 mila euro di «tassa piatta» per 15 anni su tutti i redditi di fonte estera — dagli sponsor, per esempio — per chi arriva da fuori (norma popolare anche fra chi gestisce i crediti in default sulla piazza milanese). La Spagna ha la «legge Beckham». La Gran Bretagna ormai è il regno dei «non-dom». E la Francia ha il «passeport talent» che attrae verso Parigi uomini e donne di Finanza dalla City. Regimi brutalment­e di favore per i redditi esteri dei ricchi «non-dom» si trovano anche in Ungheria, Bulgaria, Lettonia, Lussemburg­o, Grecia, Portogallo, Gibilterra, Olanda, Belgio, Svizzera, Irlanda. Solo per restare all’europa. Inevitabil­e forse data la concorrenz­a fra Stati per attrarre chi può spendere. Magari anche utile per un’economia locale. Ma vallo a spiegare al primo che prenderà una multa perché non ha il pos.

Sconti per i residenti non domiciliat­i Dal 2009 circa 160 mila persone si sono trasferite nelle 2 isole del Mediterran­eo

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