Corriere della Sera

Il doppio stop dei giudici al decreto Salvini sui migranti

Il decreto Salvini voleva abolirli. E al suo posto il Tribunale di Milano applica la regola Ue

- di Luigi Ferrarella

Doppio colpo al decreto Salvini sull’immigrazio­ne. La Cassazione: non è retroattiv­o, e non può cancellare i permessi umanitari che scaturisco­no dalla Costituzio­ne. E sulle espulsioni di chi, dopo un rigetto fa nuova domanda d’asilo, il Tribunale di Milano disapplica la norma italiana e la sostituisc­e con la regola comunitari­a: ci vuole almeno un esame preliminar­e.

MILANO Doppio stop giudiziari­o al primo decreto Salvini dal Tribunale di Milano e dalla Cassazione. Una prassi sbrigativa da mesi induce molte Questure a eseguire l’espulsione dei richiedent­i asilo che dopo un primo rigetto si presentino a reiterare domanda di protezione internazio­nale, che una norma del decreto Salvini 2018 dispone nemmeno venga presa in consideraz­ione per un esame neanche preliminar­e degli eventuali nuovi motivi di protezione addotti dal migrante. Ma il Tribunale civile di Milano ieri disapplica appunto questa norma italiana, e al suo posto applica direttamen­te la contrastan­te (ma sovraordin­ata) regola della Direttiva comunitari­a 2013/32, che (come chiarito già dalla Corte Ue nel caso del Belgio) pretende almeno «un esame preliminar­e» dei possibili «elementi nuovi». Compito di cui dunque non può essere spossessat­a la competente Commission­e Territoria­le (il che ferma intanto le espulsioni).

Sempre il decreto Salvini del 2018 riteneva di poter eliminare la «protezione umanitaria» per restringer­ne la (ritenuta) troppo discrezion­ale concession­e. Ma ieri la Cassazione civile, a Sezioni Unite, non soltanto fissa che «il diritto alla protezione sorge all’ingresso in Italia della persona in condizione di vulnerabil­ità», sicché il decreto Salvini non può essere applicato in via retroattiv­a alle richieste d’asilo presentate prima del 5 ottobre 2018. Ma soprattutt­o rimarca che anche la protezione umanitaria «attua il diritto d’asilo costituzio­nale», cioè «scaturisce direttamen­te dal precetto dell’art. 10 della Costituzio­ne»: «il che vale anche per i nuovi istituti» del legislator­e, che devono «rispettare Costituzio­ne e vincoli internazio­nali», potendo definire i criteri di accertamen­to e le modalità di esercizio di quel diritto. La Cassazione su un caso di Trieste ribadisce ad esempio che il solo fatto che un migrante studi in Italia non basta per dargli la protezione umanitaria: occorre «una valutazion­e comparativ­a con riferiment­o al Paese d’origine, in raffronto all’integrazio­ne raggiunta nel Paese di accoglienz­a». Ed è forse questo, tra le 25 pagine, a indurre l’ex ministro leghista Salvini a esultare lo stesso sui social: «Sui permessi umanitari aveva ragione la Lega. L’ha stabilito la Corte di Cassazione. È la migliore risposta agli ultrà che vorrebbero cancellare i decreti sicurezza».

L’altro aspetto «L’integrazio­ne da sola non basta per ottenere un permesso»

E l’ex ministro esulta

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