Mifsud: sono vivo Il giallo dell’audio
Messaggio al Corriere del prof sparito. Giallo sull’autenticità
Russiagate, il giallo dell’audio del sedicente Mifsud: «Fatemi tornare a vivere, eccomi».
ROMA Apre nuovi e inquietanti scenari l’audio dell’uomo che sostiene di essere Joseph Mifsud, il professore maltese personaggio chiave del capitolo italiano del Russiagate. Perché la registrazione di 6 minuti trasmessa via mail al Corriere della Sera martedì alle 21.45 (si può ascoltare integralmente su Corriere.it) dall’indirizzo IAM_JOMI sembra voler accreditare il fatto che sia vivo ma lascia aperti tutti gli interrogativi sul suo ruolo nell’intrigo internazionale che porta fino a Donald Trump e soprattutto non chiarisce — se davvero si tratta di un documento autentico — perché ha deciso di far perdere le proprie tracce ormai da oltre due anni e di apparire di nuovo in questo modo. Nel 2016 sarebbe stato proprio Mifsud a rivelare allo staff di Trump l’esistenza di mail compromettenti di Hillary Clinton in mano ai russi. Il presidente Usa, però, lo ha poi accusato di essere un «agente provocatore» dei servizi segreti europei per dimostrare la ricerca da parte di Trump di materiale contro la rivale.
I due Mp4
«Oggi è l’11 novembre 2019, sono Joseph Mifsud che parla, questa è la mia voce, e vorrei dire innanzitutto che al momento non ho assolutamente nessun contatto con parenti e amici e che non ho avuto nessun contatto con parenti e amici da diversi mesi a questa parte». La registrazione è in inglese. Già nella premessa si comprende la volontà di inviare messaggi apparentemente neutri, in realtà destinati a misteriosi interlocutori. Forse di mettere in guardia chi ha cercato di avvicinare la moglie e la figlia che vivono a Londra. Poi il docente smentisce di avere «qualcosa a che vedere con affari riguardanti certi Paesi, o che abbia tentato di infiltrare (e questo è assolutamente assurdo) programmi, contatti, o qualunque altra istituzione al mondo. Tutta la mia vita ho lavorato come networker, e questo so fare, cioè cercare di mettere in contatto vari gruppi di persone, e non, ci tengo a ripeterlo e a sottolinearlo, elementi appartenenti ai servizi segreti, servizi di intelligence, o altri servizi di questo tipo. Se ho avuto in passato un qualunque genere di contatto con queste realtà, ero completamente all’oscuro che questa o quella persona potesse avere contatti con queste istituzioni».
La voce di donna
L’uomo cerca di sminuire il proprio ruolo quando dice «non è mai stata mia intenzione, e ribadisco mai, cercare di ottenere informazioni da trasmettere da una parte all’altra. Non l’ho mai fatto perché non sono mai, mai, entrato in possesso di informazioni che potessero essere utili a una parte o all’altra. Io non conoscevo altro che le singole persone, le persone che provenivano dai “think-tanks”». Mifsud tenta anche di difendere la Link Campus — università dove lavorava e i cui vertici secondo alcuni lo avrebbero aiutato a fuggire e a nascondersi — perché, dice, «è stata accusata di essere in qualche modo coinvolta con i servizi segreti, affermazione che io respingo categoricamente». Poi l’appello finale: «È estremamente importante che qualcuno, da qualche parte, mi conceda di tornare a respirare». Subito dopo si sente la voce di una donna e la registrazione si interrompe. Alcuni amici riconoscono la voce, il suo avvocato Stefan Roh nega che l’uomo che parla sia Mifsud. Le reazioni del suo entourage e quello che accadrà nei prossimi giorni potranno forse aiutare a comprendere quale sia il reale obiettivo di chi si sta muovendo dietro le quinte e vuole continuare a manovrare questa storia.