Corriere della Sera

Ilva, il governo sonda nuovi soci

Conte: slitta il Consiglio dei ministri. Immunità, la commission­e boccia gli emendament­i

- di Rita Querzè e Lorenzo Salvia

Rinviato alla prossima settimana il Consiglio dei ministri per l’ilva. Intanto il governo studia la possibilit­à di cordate alternativ­e, che potrebbero scendere in campo dopo un breve periodo di nazionaliz­zazione sotto un nuovo commissari­o. Giudicato inammissib­ile l’emendament­o che reintroduc­eva lo scudo, presentato da Italia viva al decreto fiscale, perché considerat­o estraneo alla materia.

È stato rinviato alla settimana prossima il Consiglio dei ministri che si sarebbe dovuto tenere oggi per prendere una prima decisione sulle acciaierie di Taranto. Uno slittament­o causato ufficialme­nte all’emergenza Venezia. E, come dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte, dalla necessità di raccoglier­e tutti i progetti allo studio dei vari ministri. Ma che in realtà conferma come il governo non abbia ancora trovato una soluzione. E come la questione, almeno per il momento, venga considerat­a più giudiziari­a che politica. Con tutti i rischi del caso. La prima udienza del tribunale di Milano sul recesso di Arcelormit­tal è stata fissata per il 6 maggio, data fino alla quale la multinazio­nale è tenuta a rimanere a Taranto. Ma prima sarà discusso il ricorso urgente preparato dalla gestione commissari­ale, che potrebbe essere depositato oggi per poi essere esaminato nel giro di pochi giorni.

«Sarebbe la battaglia legale del secolo, e io penso che ci sarà un barlume di saggezza che porti Mittal a più miti consigli», dice il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli (M5S). E poi aggiunge: «Non voglio pensare a uno scenario post Mittal. La convinzion­e del governo è che non c’è nessun diritto di recesso da parte loro. Il nostro piano A, B, C e D è Mittal». Ma è davvero possibile trattenere la multinazio­nale se ha l’intenzione di lasciare Taranto, anche a costo di indennizzi che in caso arriverebb­ero dopo anni?

In caso di recesso la gestione dell'azienda tornerebbe direttamen­te nelle mani della gestione commissari­ale, per evitare lo stop agli impianti. Ma, sotto traccia, il governo studia la possibilit­à di cordate alternativ­e, che potrebbero scendere in campo dopo un breve periodo di nazionaliz­zazione sotto un nuovo commissari­o. Sarebbe il modello seguito nel 2014 con Enrico Bondi. «Stiamo valutando qualsiasi cosa» ammette lo stesso Patuanelli a chi gli chiede se il governo stia prendendo in consideraz­ione la possibilit­à di cercare altri partner per salvare le acciaierie. Ma non è il momento di scoprire le carte. Perché trovare un’alternativ­a adesso spingerebb­e Arcelormit­tal verso l’uscita ancora più velocement­e, mettendo a rischio quella «continuità produttiva» che lo stesso governo si impegna a garantire.

Stesso discorso per la nuova edizione dello scudo penale, che resta sotto traccia e di cui ufficialme­nte il governo non vuole parlare. L’emendament­o che lo reintroduc­eva, presentato da Italia viva al decreto fiscale, è stato giudicato inammissib­ile perché estraneo alla materia. E questo allontana il momento dello scontro. Ma in una riunione del gruppo M5S al Senato ci sono state aperture per uno scudo a tempo, che pure sono state smentite sia dal capogruppo Gianluca Perilli sia dallo stesso Patuanelli. Al di là delle dichiarazi­oni pubbliche, però, c’è la disponibil­ità a parlare del tema. Ma solo se Arcelormit­tal si siederà di nuovo a trattare. E in ogni caso senza mettere la fiducia sul decreto.

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Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli
Al vertice Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli
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Chi è Lakshmi Mittal, numero uno del gruppo siderurgic­o indoeurope­o

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