Corriere della Sera

Il dramma a Pellestrin­a «Così mio padre è morto folgorato»

Un pescatore: il mio casone in mare, un disastro

- Andrea Priante

VENEZIA L’altra notte Giannino Scarpa, 78 anni, era a letto con sua moglie Caterina. «Papà è sceso al piano di sotto per controllar­e la situazione e, quando ha visto il pavimento allagato, ha pensato di staccare la spina del frigo», racconta uno dei tre figli, Elenio. «Mamma l’ha sentito gridare “aiuto!” e quando l’ha raggiunto le scintille ancora uscivano dalla presa della corrente. L’ha afferrato e trascinato per qualche metro, ma papà era già morto, folgorato. E ora mamma è distrutta».

Quando l’acqua alta travolge Venezia, la prima a farne le spese è l’isola di Pellestrin­a, una lingua di terra che separa il mare dalla laguna. Era stato così nel 1966, quando furono evacuati duemila abitanti e venne in visita perfino il presidente Kennedy. È ricapitato l’altra notte, quando lo scirocco ha cominciato a spingere contro la costa onde alte più di due metri. Bordate d’acqua capaci di spezzare il muro di pietra che separa la battigia. All’alba di ieri, l’isola si è risvegliat­a sommersa per un tratto lungo quattro chilometri: case allagate, barche affondate, rifiuti galleggian­ti.

Un pescatore piange perché il suo casone è stato spazzato via e il mare s’è preso il suo lavoro «e io ho cinque figli da mantenere». E poi ci sono i morti. Negli stessi minuti in cui la scarica elettrica uccideva Giannino Scarpa, perdeva la vita un pensionato di 89 anni: il cuore non ha retto. E una donna di 84 anni è scivolata dalle scale e ora è ricoverata con un trauma cranico.

«Stavolta è peggio del 1966», assicura Luigi Campolongh­i, 91 anni. Lui e sua moglie Dorina si aggirano per la casa con gli stivaloni ai piedi cercando di salvare dall’umidità le vecchie foto di famiglia. «Quella volta, la marea salì e poi scese. Invece oggi l’acqua non vuole più andarsene...». Per questo la gente di Pellestrin­a è furiosa: le onde hanno superato il muro che protegge la banchina e mandato in tilt la centralina elettrica che alimenta le pompe che ributtano l’acqua in laguna. Risultato: l’isola si è trasformat­a in un’enorme tinozza e solo nel tardo pomeriggio le idrovore hanno ripreso a funzionare. «Altro che Kennedy, ora ci hanno lasciati soli», strilla Adriano De Poli, mostrando i due metri e mezzo d’acqua nella sua cantina.

I bambini in barca remano in piazzale Zendrini, facendo lo slalom tra i cassonetti rovesciati. Oggi non si va a scuola. Almeno per loro, l’acqua alta è solo un gioco.

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