Il dramma a Pellestrina «Così mio padre è morto folgorato»
Un pescatore: il mio casone in mare, un disastro
VENEZIA L’altra notte Giannino Scarpa, 78 anni, era a letto con sua moglie Caterina. «Papà è sceso al piano di sotto per controllare la situazione e, quando ha visto il pavimento allagato, ha pensato di staccare la spina del frigo», racconta uno dei tre figli, Elenio. «Mamma l’ha sentito gridare “aiuto!” e quando l’ha raggiunto le scintille ancora uscivano dalla presa della corrente. L’ha afferrato e trascinato per qualche metro, ma papà era già morto, folgorato. E ora mamma è distrutta».
Quando l’acqua alta travolge Venezia, la prima a farne le spese è l’isola di Pellestrina, una lingua di terra che separa il mare dalla laguna. Era stato così nel 1966, quando furono evacuati duemila abitanti e venne in visita perfino il presidente Kennedy. È ricapitato l’altra notte, quando lo scirocco ha cominciato a spingere contro la costa onde alte più di due metri. Bordate d’acqua capaci di spezzare il muro di pietra che separa la battigia. All’alba di ieri, l’isola si è risvegliata sommersa per un tratto lungo quattro chilometri: case allagate, barche affondate, rifiuti galleggianti.
Un pescatore piange perché il suo casone è stato spazzato via e il mare s’è preso il suo lavoro «e io ho cinque figli da mantenere». E poi ci sono i morti. Negli stessi minuti in cui la scarica elettrica uccideva Giannino Scarpa, perdeva la vita un pensionato di 89 anni: il cuore non ha retto. E una donna di 84 anni è scivolata dalle scale e ora è ricoverata con un trauma cranico.
«Stavolta è peggio del 1966», assicura Luigi Campolonghi, 91 anni. Lui e sua moglie Dorina si aggirano per la casa con gli stivaloni ai piedi cercando di salvare dall’umidità le vecchie foto di famiglia. «Quella volta, la marea salì e poi scese. Invece oggi l’acqua non vuole più andarsene...». Per questo la gente di Pellestrina è furiosa: le onde hanno superato il muro che protegge la banchina e mandato in tilt la centralina elettrica che alimenta le pompe che ributtano l’acqua in laguna. Risultato: l’isola si è trasformata in un’enorme tinozza e solo nel tardo pomeriggio le idrovore hanno ripreso a funzionare. «Altro che Kennedy, ora ci hanno lasciati soli», strilla Adriano De Poli, mostrando i due metri e mezzo d’acqua nella sua cantina.
I bambini in barca remano in piazzale Zendrini, facendo lo slalom tra i cassonetti rovesciati. Oggi non si va a scuola. Almeno per loro, l’acqua alta è solo un gioco.