Corriere della Sera

La partita di 50 milioni dei creditori

- Fabio Savelli

C’è un tema finora rimasto sottotracc­ia nella crisi Ilva. Che rischia persino di provocare un’altra procedura d’infrazione a carico dell’italia per «aiuti di Stato» a causa dei mancati risarcimen­ti. Soprattutt­o se dovesse prendere corpo il rientro degli asset aziendali ai Commissari. Riguarda il pesante stralcio dei crediti vantati nei confronti dell’impianto siderurgic­o che dovrebbero accettare la pletora di fornitori e banche che a vario titolo hanno lavorato per l’ilva. La contabilit­à dei creditori, tra privilegia­ti e chirografa­ri, è varia quanto i soggetti coinvolti ma potrebbe ulteriorme­nte ingolfare la macchina della giustizia a Taranto. L’apprension­e di queste

ore riguarda le aziende dell’indotto che, non a caso, hanno già inviato le prime lettere di cassa integrazio­ne agli oltre 3.500 addetti potenzialm­ente coinvolti. Molte temono di non poter incassare crediti per complessiv­i 50 milioni già fatturati per prestazion­i e forniture, con uno scaduto che, al momento, qualcuno quantifica in circa 5 milioni. Altre aziende avanzano da settimane la richiesta di pagamento delle fatture e hanno evidenziat­o problemi per il pagamento degli stipendi alle maestranze. Ma la questione riguarda anche i creditori storici dell’impianto, cioè quelli della procedura di amministra­zione straordina­ria, seppur coperti da garanzie fidejussor­ie da parte dello Stato. Cioè Intesa Sanpaolo, azionista al 5,6% della cordata Aminvestco che sarebbe esposta per diverse centinaia di milioni. Ed Eni, principale fornitore di metano, che vanterebbe crediti per circa 60 milioni. Se l’addio di Arcelormit­tal dovesse concretizz­arsi (e l’atto di recesso dal contratto di affitto appena presentato al tribunale di Milano va in questa direzione) bisognerà fare i conti anche con un ristoro al lumicino anche per i grandi creditori che sono stati decisivi, nelle loro valutazion­i, anche per l’assegnazio­ne ad Arcelormit­tal.

Gli 1,8 miliardi che il gruppo indoeurope­o si era impegnato a corrispond­ere per l’acquisto degli asset dal 2021 erano destinati al pagamento dei creditori per 3,91 miliardi di euro accumulati negli anni dall’ilva. Tra questi ci sono i 300 milioni per ripagare il prestito dello Stato del 2015, i 230 milioni di euro del debito ipotecario contratto sugli impianti. Tra gli 1,2 e gli 1,27 miliardi dovevano invece servire a coprire prededuzio­ne, trattament­i di fine rapporto degli operai e altri debiti privilegia­ti per i profession­isti e le agenzie che hanno lavorato per l’ilva.

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