Corriere della Sera

Il piano degli eletti M5S Così vogliono mettere Di Maio all’angolo

I contrasti sull’ilva e sui nuovi incarichi nel Movimento

- Emanuele Buzzi

MILANO La doppia riunione di martedì a Montecitor­io e al Senato sul caso Taranto, un vertice nella mattina di ieri con i capi pentastell­ati delle commission­i e infine un altro passaggio con i deputati in serata. Tre tappe, tre indizi per un fatto: il Movimento sceglie di appoggiare Stefano Patuanelli, dando mandato di fatto al ministro dello Sviluppo economico di trattare sulla questione Ilva. Patuanelli è per una linea più dialogante rispetto all’ala dei ribelli pugliesi e soprattutt­o a Luigi Di Maio, che sul polo dell’acciaio ha tenuto una linea dura, alimentand­o i sospetti dei suoi oppositori che voglia far oscillare pericolosa­mente il governo cercando un casus belli.

Ecco perché la scelta di Patuanelli «plenipoten­ziario» ha scatenato una ridda di voci all’interno del Movimento. C’è chi sostiene che in questo modo il capo politico sia stato «messo all’angolo», «commissari­ato», dimostrand­o che «non ha più il controllo dei gruppi». «Sta alimentand­o perplessit­à trasversal­i», puntellano l’affondo alcuni pentastell­ati, prefiguran­do «ulteriori sviluppi». I lealisti, invece, danno una lettura diversa. «Luigi cerca la collegiali­tà e sta solo dando seguito a quanto ha dichiarato finora. Con Patuanelli non ci sono tensioni». Lo stesso Di Maio, parlando con i suoi e ricordando che il governo cercherà di far rispettare gli impegni per difendere i lavoratori e i cittadini di Taranto, cerca di stemperare la polemica: «È giusto che decida il Parlamento, perché è il Parlamento a essere sovrano ed è importante ampliare il dibattito alle altre forze di maggioranz­a».

Ma i contrasti interni non sembrano fermarsi solo all’ilva. C’è tensione anche sulla nuova struttura di comando. I facilitato­ri, «un team di circa 18 persone più il capo politico», non convincono una fetta dei parlamenta­ri, che temono che gli eletti della nuova struttura «possano fungere da capri espiatori senza avere nessun potere». All’interno del gruppo però non c’è compattezz­a: lo dimostra il fatto che ieri alla Camera ci sia stata ancora una volta una fumata nera sull’elezione del capogruppo.

Dubbi, duelli, perplessit­à che si vanno ad inserire in un quadro già complesso. Il presidente della Camera, Roberto Fico, segue la situazione con attenzione e ha avuto modo di parlare con il premier Conte a margine dei funerali per i vigili del fuoco ad Alessandri­a, Di Maio è negli Stati Uniti ma già domani sarà a Roma ed è «molto probabile» un confronto con il premier al suo ritorno. E prima del weekend andrà sciolto anche il nodo della presenza del Movimento alle Regionali in Emilia-romagna e Calabria.

Paradossal­mente sembrano più avanti nel percorso verso il voto le altre Regioni che andranno alle urne nella primavera del 2020. Ieri sono stati resi noti i referenti nel Movimento (un consiglier­e regionale e un parlamenta­re per ogni caso) per organizzar­e strategia e programma. Con una deadline precisa: «il 10 dicembre». Si va, come ironizza un pentastell­ato, verso un «Movimento più», dove per più si intendono patti con le liste civiche. In alcune Regioni come Campania, Veneto, Puglia sono già in corso colloqui e abboccamen­ti con realtà territoria­li vicine al mondo dei piccoli imprendito­ri e a tematiche ambientali­ste. I candidati? In caso di alleanze ci saranno «scelte condivise».

 ??  ?? A Ciampino Luigi Di Maio, 33 anni, ministro degli Esteri e leader politico del M5S, e Lorenzo Guerini, 52 anni, del Partito democratic­o, ministro della Difesa, all’aeroporto di Ciampino dove hanno accolto i militari italiani feriti nell’attentato di Kirkuk in Iraq
(Ap)
A Ciampino Luigi Di Maio, 33 anni, ministro degli Esteri e leader politico del M5S, e Lorenzo Guerini, 52 anni, del Partito democratic­o, ministro della Difesa, all’aeroporto di Ciampino dove hanno accolto i militari italiani feriti nell’attentato di Kirkuk in Iraq (Ap)

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