Corriere della Sera

Caso Saipem I pm contrari alle assoluzion­i di Eni e Scaroni

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Una sentenza da «inversione a U», con il Tribunale che per molte pagine «scrive in realtà una sentenza di condanna ma poi d’improvviso vira verso l’assoluzion­e»: muovendo da questa interpreta­zione del verdetto di primo grado, ieri ai giudici d’appello il pg Massimo Gaballo e il pm applicato Isidoro Palma hanno chiesto di ritenere anche gli assolti Paolo Scaroni (ex ad di Eni), Antonio Vella (ex n.3) ed Eni (come società) responsabi­li della corruzione internazio­nale che il Tribunale addebitò solo a Saipem e a manager Saipem per gli appalti 2008-2011 in Algeria della società di ingegneris­tica quotata in Borsa che aveva Eni come primo azionista al 30%. Per questo l’accusa ha chiesto di condannare a 6 anni e 4 mesi anche Scaroni (oggi presidente del Milan), Vella a 5 anni e 4 mesi, ed Eni alla confisca di 197 milioni e 900.000 euro di sanzione pecuniaria, per aver concorso con Saipem a corrompere politici algerini dietro lo schermo della mediazione da 197 milioni alla società di Hong Kong di (finte) consulenze «Pearl Partners Limited» del tuttora latitante francoalge­rino Farid Bedjaoui (condannato a 5 anni e 5 mesi), uomo dell’allora ministro dell’energia Chekib Khelil. «Scaroni — replica l’avvocato Enrico de Castiglion­e — : è già stato prosciolto in udienza preliminar­e e assolto in primo grado: sono fiducioso che l’appello possa confermare».

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