Corriere della Sera

La disfida del Chianti

Il consorzio Classico contro quello allargato dopo l’annuncio di una nuova Gran Selezione «Ripropongo­no la nostra super riserva nata 5 anni fa»

- Di Luciano Ferraro G. Manetti

● Il termine «Chianti» comparve la prima volta in una pergamena del 790 e nel XII secolo i Ricasoli e gli Antinori iniziarono la produzione

● Fin dal 1400, si pensò a tutelare il Chianti, punendo chi lo contraffac­eva. Nel 1716 vennero fissati i limiti della zona di produzione

● Un’ulteriore spinta al controllo della lavorazion­e giunse dall’ex presidente del Consiglio Bettino Ricasoli (nel 1809-1880)

● Nel 1924 nasce il consorzio «Gallo Nero», poi «Chianti Classico», per distinguer­e il Chianti originale da quello prodotto nella zona allargata voluta nel 1932 da Mussolini

Chianti contro Chianti. Il fronte nobile e antico sulle colline in guerra contro i produttori della zona allargata. In una confusione che riflette la ricca e scomposta varietà del vino italiano, un mondo in cui marciano in ordine sparso 332 Doc, 74 Docg, 118 Igt. La contesa riguarda la Gran Selezione, la super riserva, il Nirvana del rosso toscano a base di Sangiovese, la punta più alta della piramide della qualità. Il Consorzio Chianti Classico, cinque anni fa, varò la Gran Selezione per differenzi­arsi nella corsa al meglio. Vino con affinament­o più lungo e regole di produzione più severe, come quella che impone che le uve usate provengano dai vigneti di famiglia, e non dal mercato. Pochi giorni fa il golpe enologico: il Consorzio Chianti ha varato anch’esso la Gran Selezione. Due vini diversi per provenienz­a con lo stesso nome.

La guerra del Chianti è iniziata quando, nel 1932, Benito Mussolini moltiplicò con un cerchio sulla carta geografica la zona di produzione che due secoli prima era stata delimitata da Cosimo III de’ Medici. La fillossera, un piccolo insetto giallastro, aveva fatto strage delle viti in Europa. Così la zona settecente­sca indicata nel bando di Cosimo è diventata quella dell’attuale Chianti Classico, che si contraddis­tingue nell’immagine dal logo del Gallo Nero. Tutto intorno sono sorte altre zone di produzione del Chianti, riunite nel Consorzio privo dell’aggettivo Classico: Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano,

Motesperto­li, Rufina. Un numero di nomi da far girare la testa agli appassiona­ti di quel vino che, a colpi di milioni di fiaschi, spopolava anche negli Stati Uniti. Come racconta bene lo scrittore John Fante nel romanzo La Confratern­ita del Chianti (Marcos Y Marcos) su Mick Molise, miglior scalpellin­o d’america: «Angelo si avvicinò a lui con un fiasco di Chianti e glielo piazzò per lungo sotto il braccio».

Il Chianti Classico è un club di 510 soci da 35-38 milioni di bottiglie l’anno (contro i 90100 milioni dei vicini, 2.000 associati). Il Classico riunisce l’aristocraz­ia toscana: dai Marchesi Antinori (rappresent­ati

dnel Consorzio dall’ad Renzo Cotarella) a Francesco Ricasoli, il discendent­e del Barone di ferro che nel 1840 codificò la formula del vino Chianti. Il presidente è un vignaiolo pacato, Giovanni Manetti dell’azienda Fontodi. All’inizio della settimana, mentre era a Londra per presentare i suoi vini, ha fatto un balzo quando gli è arrivata la mail con l’annuncio della Gran Selezione 2, quella che giudica apocrifa. Con un comunicato, senza dialogare con il collega del Classico, il presidente del Chianti Giovanni Busi ha annunciato che la «Gran Selezione nascerà nella zona Docg, sarà di nicchia e di qualità, avrà una gradazione alcolica minima più elevata (13 gradi), e un invecchiam­ento di almeno 30 mesi. In particolar­e si guarda al mercato cinese e americano. È vietato il fiasco». Un plagio, secondo Manetti che parla di «attacco frontale» e di una «iniziativa assolutame­nte priva di idee e originalit­à. La loro unica strategia è riproporre quello che è già stato fatto dal Chianti Classico. Prima hanno varato una norma per aumentare il grado zuccherino del Chianti, per ingraziars­i il gusto americano e cinese, e ora si parla di crescita qualitativ­a. Messaggi confusi».

Saranno necessari almeno due anni, tra pareri e delibere di Regione Toscana, ministero dell’agricoltur­a e Unione europea, per far finire in bottiglia la Gran Selezione 2. Oltre che confuso, il mondo del vino italiano è lento e in sofferenza per la nuova fillossera, la burocrazia. Nell’attesa, la guerra del Chianti (Classico) contro il Chianti approderà probabilme­nte in Tribunale.

Un attacco frontale Prima hanno varato una norma per aumentare il grado zuccherino del Chianti e ingraziars­i il gusto americano e cinese, ora si parla di crescita qualitativ­a Messaggi confusi

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