10 anni in una canzone
Qual è il brano che rappresenta il periodo 2010-2019? Da Achille Lauro a Vasco Rossi: lo scelgano i lettori
I l decennio che ha cambiato la musica italiana. Gli anni Dieci si avviano alla chiusura e la fotografia di classe di fine anno sarà ben diversa da quella che c’era a inizio percorso. I generi musicali sono cambiati, i nomi in cima alle classifiche non sono più gli stessi, i suoni hanno seguito nuove tendenze.
Quello che resterà sono le emozioni. Saranno i lettori del Corriere a scegliere la canzone italiana che più rappresenta questo momento. Da oggi su corriere.it è possibile votare la preferita da una playlist di 25 brani scelti da giornalisti e collaboratori della redazione. La scelta è ampia, c’è almeno una canzone per anno, ci sono artisti anagraficamente lontani e anche i diversi generi sono rappresentati.
Gli anni Dieci non si lasciano riassumere facilmente. Nella prima parte del decennio il confronto è stato fra gli evergreen (che ancora oggi dominano il mercato dei live) e la generazione anni 90 da un lato e gli interpreti usciti dai talent dall’altro. Una sfida che ha diviso pubblico e critica.
In quegli anni la discografia continuava a pagare il crollo dei fatturati e dell’occupazione provocato dalla pirateria digitale. Le case discografiche avevano perso la bussola, avevano smesso di fare ricerca. Era più facile prendere artisti che si erano costruiti una popolarità, spesso effimera, davanti alle telecamere, che coltivare un talento da zero e portarlo davanti al giudizio del pubblico rischiando di bruciare l’investimento. Nel processo di assestamento qualcuno è rimasto, molti si sono persi, e i talent ormai sembrano aver esaurito la spinta.
Il rap ha proseguito la sua crescita, ma le porte delle radio e della tv (e di conseguenza anche quelle delle classifiche) rimanevano chiuse ai suoni dell’hip hop.
Nella seconda parte del decennio, quella che stiamo vivendo, una nuova generazione di utenti e una nuova modalità di ascolto, le piattaforme di streaming come Spotify e Apple Music, ha cambiato le regole del gioco. E sono arrivati nuovi giocatori. Nel bipolarismo della nuova musica italiana, indie e trap, faticano le donne. L’italia della canzone è maschilista e la parità di genere è lontana: è da quasi 4 anni che non c’è una canzone di una voce femminile al numero 1 della classifica dei singoli.
Il cantautorato indie che era stato trascurato dalle major e che si era gonfiato nel circuito dei concerti col passaparola senza passare dalle radio ha trovato un canale per arrivare direttamente al pubblico. E anche sul versante dei suoni urban, i trapper hanno cambiato il linguaggio del rap.
Il decennio ha anche visto la crescita esponenziale della musica italiana. Siamo passati da un mercato in cui il repertorio internazionale aveva la maggioranza al dominio degli artisti italiani. Anche il tormentone estivo è tornato a cantare nella nostra lingua: l’onda latina non si è (purtroppo) esaurita, ma abbiamo importato i ritmi latin, reggaeton in testa, nella nostra playlist da ascoltare in spiaggia.
Dieci anni, venticinque canzoni, un solo vincitore.