Corriere della Sera

Visti da lontano

La sfida tra Liverpool e Manchester City ha svelato impietosam­ente la grande distanza che esiste tra la Premier League e la serie A La verità del Papu Gomez: «Questi vanno al doppio rispetto a noi»

- Guido De Carolis

In fondo una bugia è solo una bella storia che qualcuno rovina con la verità. Alla serie A l’ha detta in faccia Papu Gomez, dopo il pari dell’atalanta a San Siro contro il Manchester City di Pep Guardiola. «Questi vanno al doppio, il calcio italiano è molto più lento. Giocano per vincere, attaccano e pressano a mille. Noi facciamo così in Italia e va benissimo, ma in Europa lo fanno tutte».

L’analisi risponde a una domanda: perché la Premier League è più spettacola­re della serie A? L’ultima sfida tra Liverpool e Manchester City è la conferma che da anni giochiamo sport diversi, per vari motivi. Il più lampante è l’intensità. «Vanno il doppio» non per allenament­i più efficaci o per allenatori e preparator­i migliori. «Il ritmo è altissimo perché scendono in campo per vincere. Da noi c’è più tatticismo e tensione», sostiene Francesco Guidolin che in Premier ha allenato e salvato lo Swansea. «Poi conta il palcosceni­co. Gli stadi pieni creano un’atmosfera adrenalini­ca che spinge i giocatori a dar fondo a tutte le energie. In Champions è ancor più amplificat­o. Inoltre in serie A le nostre grandi faticano a battere anche le piccole, il dispendio energetico è maggiore. Alla base poi c’è la qualità dei singoli, c’è molta differenza», spiega Guidolin.

I migliori al mondo vogliono la Premier non per caso. Il valore totale delle rose delle squadre inglesi è di 9,3 miliardi, la serie A è a 5,3. Hanno i calciatori più forti, spendono e incassano di più, ripartisco­no meglio i soldi dei diritti tv, hanno stadi all’avanguardi­a e pieni, con una media spettatori di 39 mila persone a partita contro i nostri 26 mila. Negli ultimi dieci anni hanno vinto la Premier quattro club, tra cui il Leicester, però nessuna mai per più di due anni di fila. In serie A da otto anni vige la dittatura della Juventus.

Il dominio inglese si riflette in Europa. Nella stagione passata le finali di Champions e Europa League sono state entrambi derby tra squadre di Sua Maestà. I soldi hanno un ruolo importante, non dominante: un ricco club come il Liverpool non ha mai vinto la Premier da quando fu istituita, nel lontano 1992. La differenza la fanno qualità, mentalità e intensità, così si spiega il rigetto per la Var, colpevole di abbassare la fluidità delle partite. «Il gioco scorre più veloce e continuo. I falli minimi non vengono fischiati, le pause sono ridotte, ciò incide sui calciatori. Sanno di dover spingere al massimo già in allenament­o e nel riscaldame­nto. Ci mettono il 100 per cento, da noi è meno sentito. Inconsciam­ente pensiamo: conta il match. Quello è il primo errore. La qualità poi è maggiore», analizza Ivan Carminati, preparator­e atletico dello Zenit San Pietroburg­o e in passato della Nazionale inglese e del Manchester City di Roberto Mancini.

La differenza è abissabile tra Premier e serie A, ma pure con gli altri campionati. Anche per questo il numero uno della Fifa, Gianni Infantino, ha chiamato l’ex allenatore dell’arsenal, il 70enne Arsene Wenger (primo straniero a vincere la Premier) alla presidenza del gruppo di studio tecnico che monitora tutti i tornei Fifa. Fu lui a importare in Inghilterr­a il calcio manovrato e a trasformar­e i Gunners «in un simbolo di perfezione estetica», come scrisse Nick Hornby in «Febbre a 90°». Servirebbe un aiuto così anche alla serie A.

Guidolin Il ritmo in Premier è altissimo perché le squadre scendono in campo per vincere, da noi c’è più tensione e tatticismo

Carminati I calciatori spingono al massimo quando si riscaldano Da noi si pensa: conta solo il match. È il primo errore

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Raheem Sterling e Mohamed Salah a caccia del pallone nella supersfida di domenica scorsa tra Liverpool e Manchester City
(Epa) Duello Raheem Sterling e Mohamed Salah a caccia del pallone nella supersfida di domenica scorsa tra Liverpool e Manchester City
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