Battaglia legale sull’ilva
Inchiesta della Procura di Milano. Conte: non permetteremo di spegnere Il caso Palazzo Chigi: grave danno alla nazione. I commissari ricorrono contro Arcelormittal
«Il governo non permetterà lo spegnimento degli altiforni»: il premier Giuseppe Conte interviene sulla vicenda Ilva e ribadisce che per il governo la chiusura rappresenta un grave danno alla nazione. Ricorso dei commissari contro Arcelormittal. E la Procura di Milano, intanto, apre un’inchiesta: «Esercitiamo il diritto-dovere di intervento».
ROMA Da ieri è ufficiale: lo scontro tra Ilva e il governo si combatterà nelle aule giudiziarie. I commissari straordinari di Ilva, cioè la parte residuale del gruppo che era stato ceduto un anno fa ad Arcelormittal, hanno depositato al Tribunale di Milano il ricorso d’urgenza contro lo stesso colosso franco-indiano «in merito al loro preteso recesso dal contratto d’affitto comunicato il 4 novembre», dice una nota dei commissari. Che aggiungono: «Il preteso recesso è stato indebitamente esercitato e conseguentemente non sussistono le condizioni giuridiche per la retrocessione dei rami d’azienda». Presso il Tribunale di Milano, quindi, al momento, pendono sia l’atto di citazione di Arcelormittal
per esercitare il recesso sia il ricorso contro di esso dei commissari Ilva, senza contare che sempre ieri la Procura milanese ha aperto autonomamente un fascicolo a tutela dell’interesse pubblico nella vicenda.
Parallelamente la trattativa fra le parti sembra essere finita su un binario morto, almeno quella sotto i riflettori. Ma come potrebbe essere altrimenti, vista la deriva giudiziaria che ha preso il confronto? Nessuna sorpresa quindi se l’incontro di ieri pomeriggio al ministero dello Sviluppo economico tra il ministro Stefano Patuanellli (M5S), l’ad di Arcelormittal, Lucia Morselli, e i sindacati (presenti i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Furlan e Barbagallo) si sia risolto in un nulla di fatto.
Dure le dichiarazioni. Patuanelli, al termine dell’incontro: «Oggi Arcelormittal ha detto qualcosa che ci ha lasciato piuttosto perplessi, e cioè che è tutto legato allo scudo penale (quello cancellato in Parlamento con un emendamento della grillina Barbara Lezzi, ndr) quando invece, dal 12 settembre, dichiara che sono necessari 5 mila esuberi. Io credo che l’azienda debba mettersi d’accordo con sé stessa». Morselli, al tavolo col ministro e i sindacati: «Noi riteniamo che ci siano le condizioni legali per il recesso. Non sono stati rispettati i termini del contratto. Non accetto invece che sia stato detto che il piano ambientale non è stato eseguito. L’area a caldo sta migliorando ma non è ancora nelle condizioni ottimali sotto il profilo ambientale. Ma questo fino a qualche settimana fa non era un crimine, oggi lo è», per via del venir meno dello scudo. Landini: «Arcelormittal ritiri quanto deciso, che è inaccettabile. Avviare lo spegnimento vuol dire chiudere definitivamente l’azienda, gli impianti vanno invece salvaguardati».
Continuano invece, e non potrebbe essere diversamente, sia il negoziato sottotraccia fra le parti sia le polemiche tra le forze politiche, queste invece più che mai alla luce del sole. Il governo è alla ricerca di una via d’uscita che, innanzitutto, eviti il blocco della produzione e individui una solu
zione per il proseguimento dell’attività, ma il tempo stringe e le parole del premier Giuseppe Conte prefigurano una rottura totale con i franco-indiani: «Il governo non lascerà che si possa deliberatamente perseguire lo spegnimento degli altiforni. Arcelormittal si sta assumendo una grandissima responsabilità, in quanto tale decisione prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale. Di questo ne risponderà in sede giudiziaria sia per ciò che riguarda il risarcimento danni sia per ciò che riguarda il procedimento d’urgenza. Ben venga anche l’iniziativa della Procura di Milano, che ha deciso di accendere un faro anche sui possibili risvolti penali della vicenda». Il capo dei 5Stelle, Luigi Di Maio, parte dall’inizio: nel 2018 «trovai un contratto già firmato con gli indiani, provai a farlo saltare ma tutti mi dissero che così avrebbero fatto ricorso».
Di tutt’altro avviso il leader della Lega, Matteo Salvini: «Al governo abbiamo pericolosi incapaci, nemici delle imprese e dei lavoratori. Altro che fare causa, dimettetevi».