Laurent, bambino prodigio A nove anni è ingegnere (ma a tavola fa i capricci)
Olandese il laureato più giovane: in tre anni ha finito gli studi
D’essere un bambino prodigio, Laurent Simons, 9 anni e mezzo, si è accorto dagli sbadigli: «In prima elementare», racconta il padre Alexander, dentista, «finiva un libro nel tempo in cui gli altri finivano un capitolo, completava gli esercizi di tutto l’anno in una settimana, si annoiava e quindi andava avanti e poi diceva alla maestra: guardi, ho finito il libro. Sono state le maestre a suggerirci di farlo studiare più in fretta degli altri». Laurent, sbadiglio dopo sbadiglio, capitolo dopo capitolo, ha completato cinque anni di scuola primaria in uno, e sei anni di scuola superiore in un altro, per arrivare all’università - la Technische Universiteit di Eindhoven, facoltà di Ingegneria Elettronica - l’anno scorso, quando ne aveva otto. Oggi Laurent ha nove anni e ha consegnato la tesi, un circuito che simula un cervello umano. Si laurea a dicembre. Batte così nel Guinness dei primati Michael Kearney, classe 1984, che si è laureato in Antropologia a dieci anni. Sarà il più giovane laureato al mondo.
«Alla fine del primo anno di elementari», racconta il papà Alexander, «tutti ci consigliavano di fargli saltare qualche anno, prendere un precettore privato e farlo studiare a casa. Ma noi non volevamo che si perdesse nulla. E con la scuola abbiamo concordato un piano speciale: lui andava in classe normalmente, con quelli della sua età, ma studiava cose diverse e a un passo più svelto». E corsi estivi per «ragazzi plusdotati» alle università di Stanford e Fairfield, dove era invariabilmente il più giovane, oltre a una partecipazione su invito (aveva 7 anni) a un progetto di ricerca della Amsterdam Medical School.
Ha funzionato, sembra: Laurent, giurano i suoi, avrà pure un quoziente intellettivo di 145 (la media umana mondiale, se ha senso calcolarla, è 100) ma per il resto è un novenne normale: capricci, testardaggini,
Laurent Simons: le università se lo contendono schifiltosità a tavola «frequenti», sospira la madre, impazienza e soprattutto amici, che sono sempre quelli della prima elementare. «Gioca a Minecraft e Fortnight. Sta coi suoi amici tutte le sere della settimana al cellulare: stiamo ad Amsterdam e lo riportiamo a Ostenda, dov’è cresciuto, il sabato e la domenica. Lì finalmente si vedono. E stanno tutti nella stessa stanza, al cellulare».
Come molti coetanei Laurent protesta se deve andare a letto presto: «Ma alla fine vinco io», sospira il padre (che sembra sollevato di spuntarla su qualcosa). Come molti suoi coetanei, il suo sogno è diventare un eroe dell’umanità. E sembra sulla buona strada. Ha scelto ingegneria, perché vuole progettare e costruire arti artificiali; prenderà una seconda laurea, in Medicina; le università di tutto il mondo se lo contendono e lui è indeciso «fra la California e Oxford». Il preside della facoltà, Sjoerd Hulshof, lo definisce «il più svelto studente che abbiamo mai avuto. E ha un bel carattere». L’università, continua Hulshof, «non lo facilita. Fa le cose degli altri studenti, solo al suo ritmo». Ha un mentore, il professor Peter Baltus, che va in brodo di giuggiole a parlarne: «È tre volte più intelligente del miglior studente che abbia mai avuto. Vede soluzioni che molti adulti non trovano in una vita».
Sono tratti della sua personalità che i nonni hanno capito per primi, racconta il padre, Alexander. «E’ cresciuto con loro: io e sua madre Lydia - 37 e 29 anni rispettivamente - lavoravamo sempre, ad Amsterdam, per ritirarci presto. Così ci siamo persi un sacco di cose, un sacco di prime volte. Sono i nonni che hanno scoperto il suo genio». Alla notorietà «siamo abituati, sin dal diploma superiore (l’anno scorso, ndr). Ma teniamo a che faccia una vita normale, anche un po’ assieme a noi».
Nel volgere di un giorno il suo profilo Instagram è diventato @laurent_simons_official, ed è comparsa una dicitura: account gestito da mamma e papà. «Non somiglia a Greta Thunberg», chiarisce il padre. Niente sovraesposizione, niente campagne; condividono «l’afflato a salvare il mondo, ma non è un fatto generazionale. Laurent è cresciuto coi nonni, in un ambiente vecchio stile. Non è un’icona pop». Non ancora.
Prima elementare
Ha fatto tutti gli esercizi in 7 giorni. Le maestre hanno consigliato un programma a parte
Futuro
I genitori: «Protesta quando deve andare a letto presto». Prossima laurea in medicina