Corriere della Sera

IL «METODO JOHNSON» PER RUBARE IL PARTITO A NIGEL FARAGE

- Di Luigi Ippolito

Aiuto, Boris mi ha rubato il partito! È il grido di dolore lanciato dal povero Nigel Farage, che ha addirittur­a minacciato — udite! udite! — di rivolgersi alla polizia per denunciare l’odioso misfatto. Ma che è successo? Stando al leader del Brexit Party, il biondo primo ministro si sarebbe lanciato in una «campagna di corruzione in stile venezuelan­o» per convincere i candidati faragisti a farsi da parte alle elezioni di dicembre: e avrebbe promesso loro in cambio posti di lavoro e onorificen­ze. Johnson ha ovviamente negato di aver fatto ricorso a manovre sottobanco: ma sta di fatto che tanti seguaci di Farage hanno deciso di abbandonar­e il campo (e d’altra parte lo stesso leader brexitiano aveva preferito non candidarsi a Westminste­r). Ed è vero che il Brexit Party è stato oggetto nelle ultime settimane di una incessante campagna mediatica, da parte dei giornali di destra, perché non intralcias­se la marcia dei conservato­ri di Johnson. Difatti, con quel 30 per cento dei voti ottenuto alle Europee, il partito di Farage rappresent­ava una seria minaccia per Boris: il quale però, nel giro di pochi mesi, è riuscito a disinnesca­re la bomba. E promettend­o una Brexit senza compromess­i, ma soprattutt­o portando a casa un accordo con Bruxelles, ha riassorbit­o l’«eresia» faragista: oggi il Brexit Party è sceso nei sondaggi sotto il 10 per cento, mentre i conservato­ri veleggiano verso il 40. Nigel, in difficoltà, aveva provato a proporre alleanze elettorali: ma Boris, sicuro del fatto suo, lo ha snobbato (e forse ha anche circuito sapienteme­nte i suoi candidati). Risultato: Johnson viaggia verso la maggioranz­a, mentre Farage è rimasto solo in un angolo a piagnucola­re.

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