Corriere della Sera

EMILIA, CHI CONTESTA SALVINI IN REALTÀ FA IL SUO GIOCO

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Caro Aldo, quanto avvenuto a Bologna non conferma in fondo la crisi della sinistra? L’essere scesi in piazza a contestare, riempiendo Piazza Maggiore o scontrando­si con la polizia, il previsto e permesso comizio di Matteo Salvini non ne è la prova? È sempre un segno di debolezza l’enfatizzar­e il bisogno di un nemico sia per esistere come per «resistere»! Mario Alberti, Parma

In Emilia-romagna vedo che Salvini ha buon gioco: è un comiziante nato e prende due piccioni con una fava: attacca il governo e il governator­e che non può fare altrettant­o. Bonaccini appare più solido e affidabile della Borgonzoni, l’ombra di Salvini. Ma quando mai ciò che è ragionevol­e trionfa sul suo contrario nell’attuale clima politico? Giorgio Poli, Pistoia

Cari lettori,

Non c’è dubbio che, se lo scontro fosse tra Bonaccini e la Borgonzoni, non ci sarebbe partita. E infatti Bonaccini resta favorito, nei sondaggi e nelle previsioni (che non vanno mai confuse con gli auspici). Ma più la partita dell’emilia-romagna acquisirà una dimensione nazionale, più la Lega sarà avvantaggi­ata. Di sicuro avvantaggi­ano Salvini le contestazi­oni (quelle aggressive, non quella pacifica di Piazza Maggiore). In democrazia chiunque può prendere la parola; a maggior ragione un leader che ha preso il 34% alle elezioni. Tentare di impedirgli­elo significa ovviamente fargli un favore; tanto più se il leader è Salvini, perché un certo vittimismo fa parte della sua narrazione. Il segretario della Lega tende infatti a raccontars­i come una voce fuori dal coro, creando un rapporto di complicità con i suoi sostenitor­i; anche se in realtà molte delle cose che dice fanno parte del sentire comune. Quindi il coro è lui. E i sedicenti anarchici che vorrebbero impedirgli di parlare in realtà gli fanno il controcant­o.

Detto questo, l’emilia-romagna non è l’umbria, dove la sinistra è rimasta schiacciat­a dagli scandali e dalla crisi economica. E la Borgonzoni non è Guazzaloca, un democristi­ano che — come fece notare Lucio Dalla —sarebbe stato felicissim­o di accettare una candidatur­a dal centrosini­stra, e avrebbe vinto a mani basse. L’emilia-romagna resta una delle regioni più dinamiche del Paese. Non è detto che basti, in un tempo in cui anche gli italiani più simpatici ed espansivi sembrano di cattivo umore. E poi nelle zone industrial­i del Reggiano e del Modenese — rosse per eccellenza — l’impatto dell’immigrazio­ne è molto forte.

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