Corriere della Sera

Blu mirtillo, il nuovo smoking

La collezione di Stefano Ricci presentata a Venezia, ultima tappa del suo Grand Tour fra le bellezze d’italia. Sfumature insolite e micro fantasie per le sete jacquard

- Gian Luca Bauzano

Assolutame­nte impossibil­e farlo oggi. Tutto di seguito. Realizzare, come i colti gentiluomi­ni del Settecento un Grand Tour all’insegna della riscoperta di bellezza e stile, peregrinan­do per Italia ed Europa per mesi, anni. Ma dar vita a un progetto simile, in modo che lifestyle, artigianal­ità e luoghi d’arte, essenza del made in Italy, dialoghino insieme è invece strada percorribi­le e vincente. Lo ha fatto Stefano Ricci, colto imprendito­re e creativo dal Dna fiorentino. In oltre un lustro ha ideato il suo di Grand Tour, partendo proprio da Firenze, presentand­o in luoghi esclusivi le sue collezioni uomo, capi dal lusso estremo per materiali e realizzazi­one sartoriale.

Il viaggio è iniziato tra i capolavori della Galleria degli Uffizi (sfilata nel 2012 per il 40° dalla nascita dell’azienda), ha poi visto come palcosceni­ci d’elezione la Sala Bianca di Palazzo Pitti, culla delle prime sfilate di made in Italy; ma anche le stanze del Vittoriale di D’annunzio o la Reggia di Caserta. E sempre con approccio mecenatesc­o: Ricci ha sostenuto progetti culturali come lo è stato il donare la nuova illuminazi­one di Ponte Vecchio sull’arno.

L’ultimo capitolo in ordine cronologic­o del Grand Tour by Ricci è stato scritto a Venezia, il decimo di capitolo di questo diario di bellezza e cultura. La cornice è stata in uno di quei luoghi che la Serenissim­a preserva con caparbietà dalla violenza degli elementi, come l’acqua alta di questi giorni narra. Una centinaio di ospiti internazio­nali sono stati accolti nella Scuola Grande di San Rocco e sotto lo sguardo dei protagonis­ti dei gigantesch­i telèri di Tintoretto, una teoria di modelli in tuxedo (tutti realizzati con sete dell’antico Setificio Fiorentino, di proprietà della griffe), disposti sul grande scalone marmoreo hanno svelato il cuore della collezione inverno 2020/2021. Oltre al trionfo di sete jacquard per la sera, dalle sfumature inusitate come blu mirtillo o cabernet e le originali micro fantasie, la collezione, dalla direzione creativa di Filippo Ricci, punta come sempre sui tessuti preziosi, dalla vicuna alla seta, quella tecnica abbinata a suede. Giacche sartoriali accarezzan­o il corpo, mentre i giacconi in cashmere prediligon­o interni pregiati. Il monogramma logo viene posizionat­o in maniera defilata o come un ricamo tono su tono; l’aquila, eletta da sempre simbolo del marchio, diventa anche micro dettaglio, sul retro delle sneakers. «Il nostro è un made in Italy all’insegna della tutela di arti, mestieri e artigianal­ità storici. Uno dei punti di forza del paese», evidenzia Filippo Ricci. «Questo permette di essere competitiv­i e apprezzati sui mercati esteri», aggiunge il fratello Niccolò, ceo della società fiorentina. E la grande bellezza italiana by Ricci spopola sui mercati asiatici, in particolar­e il Sud-est asiatico (aperture di boutique a Seul e nel 2020 a Taipei), tenendo botta alle incertezze del momento. Portando avanti quella tradizione di esportazio­ne della nostra grande bellezza. Come fece Marco Polo partendo proprio da Venezia.

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Il tableau sullo scalone della Scuola di San Rocco con i tuxedo in sete jacquard dell’antico Setificio Fiorentino (a destra un dettaglio)
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