La «battaglia delle nuvole» Amazon contro Trump
Dopo il contratto da 10 miliardi a Microsoft. Il Pentagono: nessuna violazione
Jeff Bezos accusa WASHINGTON apertamente l’amministrazione Trump di aver bocciato Amazon per «inconfondibili pregiudizi». Il 25 ottobre scorso il Pentagono ha assegnato a Microsoft Azure il contratto per la gestione dei dati, con il servizio di «cloud computing». È una commessa enorme: 10 miliardi di dollari. Bezos e la società fondata da Bill Gates erano arrivati in fondo a una gara di appalto cui avevano partecipato anche Oracle e Ibm. Il mercato si aspettava che alla fine il ministero della Difesa americano affidasse il Jedi, il «Joint Enmiliardi terprise Defense Infrastructure», ad Amazon Web Services che di recente si è aggiudicata la cura delle informazioni archiviate dalla Cia.
Bezos, dunque, pensa di essere stato ingiustamente penalizzato. Ieri ha incaricato gli avvocati di presentare ricorso alla Us Court of Federal Claims, l’organismo che esamina le cause contro i diversi dipartimento del governo.
Nel reclamo si citano «numerosi aspetti che mettono in luce lacune, errori» e appunto «inconfondibili pregiudizi». La vertenza legale di Bezos, dunque, è un altro capitolo dello scontro con Trump. Nello scorso luglio il presidente si intromise nella procedura di assegnazione sostenendo di «aver sentito delle lamentele» da parte da alcune delle società partecipanti: «Ci daremo uno sguardo molto approfondito». Sarebbe questa la dimostrazione che la Casa Bianca sia intervenuta per bocciare l’offerta di Amazon. Da mesi Trump non perde occasione per attaccare Bezos e, in particolare, il giornale di cui è proprietario, l’implacabile «Washington Post». E il miliardario sta facendo il possibile per evitare la rielezione del presidente. Ultimo episodio: la telefonata di incoraggiamento a Michael Bloomberg («candidati e io ti appoggio»). Ieri il Segretario alla Difesa, Mark Esper ha risposto ai rilievi di Amazon: «Sono certo che la gara di appalto sia stata condotta in modo libero e corretto, senza alcuna influenza esterna». Da notare che Esper si era escluso dalla valutazione, visto che suo figlio Luke lavora per l’ibm, una delle aziende in competizione.
Ma questa vicenda si inserisce nel contesto di una battaglia globale tra i big dell’high tech. Il mercato della «nuvola» è in crescita tumultuosa. La società di consulenza Gartner stima che il volume d’affari del «cloud pubblico», cioè sorretto dalla rete Internet aperta a tutti, aumenterà del 17,5% a livello mondiale nel 2019, raggiungendo quota 214,3 miliardi di dollari. Alla fine del 2022 salirà fino a 331
di dollari. Decisamente più ridotte le dimensioni del «cloud privato»: secondo la valutazione di Idc entro l’anno il fatturato mondiale toccherà i 40 miliardi di dollari, ma pur sempre con un tasso di crescita del 20%. Il settore si articola in diversi segmenti: dall’allestimento delle infrastrutture di sistema alla gestione dei servizi di sicurezza e di protezione dei dati. Sempre Gartner calcola che già oggi «il 30% delle organizzazioni» considera l’investimento in «cloud computing» tra «le prime tre priorità».