Corriere della Sera

Gas Plus e i «piccoli»: nuovi canoni e royalties, così il settore affonda

Le aziende dell’oil&gas: serve un tavolo al Mise

- Stefano Agnoli

In Val Nure, provincia di Piacenza, c’è un pozzo che estrae gas che non è collegato alla rete nazionale, farlo sarebbe stato troppo costoso. Eppure rifornisce a «chilometro zero» i paesi circostant­i. Ogni anno frutta 150 mila euro di ricavi, 19 mila di utili e dà lavoro a tre-quattro persone. È di proprietà della Gas Plus di Davide Usberti, media azienda del settore oil&gas (quotata in Borsa), realtà storica di un’industria che affonda le sue radici nel Novecento. Se con la legge di Bilancio ora in discussion­e passassero le misure previste sul settore idrocarbur­i, quel pozzo dovrebbe probabilme­nte chiudere e con esso diverse altre attività. Che non riguardano colossi come Eni o Shell, tutt’altro. A fermarsi o a trovarsi in grave difficoltà sarebbero diverse piccole e medie aziende del settore, che producono tra il 20 e il 30% del gas naturale che ancora si estrae in Italia. Più o meno 1,5 miliardi di metri cubi che peraltro, se dovessero essere importati, costerebbe­ro 300 milioni alla bilancia commercial­e del Paese.

Ciò che queste aziende chiedono al ministero dello Sviluppo e a quello dell’economia è di rivedere alcuni «effetti collateral­i» di provvedime­nti pensati avendo come obiettivo i «big» dell’energia. Come l’aumento dei canoni di concession­e di 25 volte, che se per Eni e Shell sarebbe tutto sommato poca cosa (l’impatto globale è stimato in 30 milioni) metterebbe però in ginocchio i «piccoli». O come la revisione delle franchigie, cioè l’applicazio­ne delle royalties a partire da certe soglie produttive, che vale all’incirca 40 milioni. Ma non solo, perché sullo sfondo resta poi l’incertezza su attività e investimen­ti pressoché fermi a causa della «moratoria» sulle aree idonee all’esplorazio­ne e produzione di gas e petrolio decisa in attesa di un Piano nazionale di cui non si vede la

5.000 posti di lavoro In bilico ci sono cinquemila posti di lavoro di aziende medio-piccole

nascita. La richiesta, spiegano le aziende, non è di non pagare, ma di aprire un tavolo di discussion­e al Mise.

Una mossa che secondo i primi calcoli avallati persino dalle relazioni tecniche ministeria­li potrebbe addirittur­a convenire allo Stato. In bilico ci sono 5 mila posti di lavoro (che dopo i 10 mila dell’ilva sarebbero drammatici) e, paradossal­mente, un saldo fiscale che si prospetta negativo per 100 milioni se le attività colpite scompariss­ero. Compreso quel piccolo pozzo della Val Nure.

 ??  ?? Imprendito­re Davide Usberti, 62 anni, amministra­tore delegato di Gas Plus. Nel primo semestre dell’anno ha registrato ricavi per 52,1 milioni di euro
Imprendito­re Davide Usberti, 62 anni, amministra­tore delegato di Gas Plus. Nel primo semestre dell’anno ha registrato ricavi per 52,1 milioni di euro

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