Federer, Nadal & Djokovic Il triangolo (non equilatero) che piacerebbe a Freud
Rafa (eliminato dal Master) soffia il n.1 al serbo grazie a Roger
Resuscitato due volte in 48 ore, capace di sbranare avversari di dieci (Medvedev) e dodici (Tsitsipas) anni più giovani macinando incessantemente tennis e nevrosi per 5h38’, l’ultimo hidalgo può finalmente concedersi un sorriso sghembo sotto la stempiatura sempre più prossima alla piazza di papà Sebastian. «Non avrei mai pensato da ragazzo che a 33 anni e mezzo sarei riuscito a sollevare ancora questo trofeo: mi immaginavo in barca a Maiorca, a pescare». E invece sul tappeto blu delle Atp Finals di Londra, tarpate le ali al dio greco, Rafa Nadal stringe al petto la coppa destinata al re della stagione. Il più anziano di sempre. Per la quinta volta nella carriera, signore e padrone di due Slam (Parigi e New York, per un totale di 19) e due Master 1000 (Roma e Montreal) facendo lo slalom tra gli infortuni, chiude l’anno da numero 1 del mondo.
Ringrazia se stesso, Rafa, e la tempra da lottatore che non gli consente mai di morire, nemmeno sotto 4-0, 5-1 e match point (contro Medvedev che perdendo ieri sera da Zverev lo ha buttato fuori dal Master), nemmeno a un passo dal baratro, nemmeno quando in scena entra il coroner
Re del ranking Rafa Nadal, 33 anni, 19 titoli del Grande Slam, chiude la stagione in vetta alla classifica, più vecchio re del tennis (Afp) per decretarne ufficialmente il decesso. Rafa rinasce sempre. E ringrazia l’alter ego di una vita, quel Roger Federer da Basilea che a furia di sfidare (la prima volta nel lontano 2004 a Miami) ha imparato a conoscere e stimare, abbondantemente ricambiato. È stato il maestro svizzero, infatti, eliminando con una prestazione scintillante Novak Djokovic dalle Atp Finals, a saldare il n.1 del ranking sulle spalle del niño, privando il serbo
Novak Djokovic, 32 anni, 16 Slam in carriera (Getty) di ogni chance di chiudere il 2019 al vertice e sigillando con un altro giro di chiave il destino di Nadal al proprio. Impossibile non notare il gusto con cui Federer a Londra ha fatto un favore al suo miglior nemico, vendicando la cocente sconfitta con il Djoker nella finale di Wimbledon (vendetta, non rivincita: il dettaglio non è trascurabile).
Non c’è niente da fare. Nemmeno se vincesse 39 Slam (la somma di quelli di
Il recordman Roger Federer, 38 anni, 20 titoli del Grande Slam, in semifinale alle Atp Finals di Londra, di cui detiene 6 volte il trofeo (Ansa)
Federer e Nadal), Djokovic riuscirebbe ad inserirsi sulla bisettrice tra i due rivali separati alla nascita da quattro anni e dieci mesi e — ormai — un solo titolo Major. Il tifo contro ogni volta che affronta lo svizzero, un congenito complesso di inferiorità, una corrente tra Roger e Rafa che Nole non riesce ad intercettare qualsiasi cosa faccia: l’imitatore, il simpatico, l’amicone o, semplicemente, il campione, mestiere per il quale è nato (16 Slam all’attivo nell’era dei fenomeni ne fanno, necessariamente, un terzo fenomeno). È come se Federer, guardando Nadal in un gioco di specchi che sarebbe piaciuto a Freud, si riconoscesse. E viceversa. E in questo rimbalzo di proiezioni, il Djoker è senz’altro un nobile rivale. Ma nulla più.
Alla vigilia delle Atp Finals, la Bbc ha intervistato la trimurti sul battello dall’albergo di Westminster alla O2 Arena. Chiacchiere in liberà sul tennis, il matrimonio, la famiglia, la carriera. Poi la domanda-tormentone: voi che siete così longevi, quando pensate di ritirarvi? Federer e Nadal si sono guardati, tacendo. Ha preso la parola Djokovic: «O ci ritiriamo tutti e tre insieme oppure nessuno». Ma è Rafa che Roger ha aspettato due anni prima di riuscire ad organizzare un’esibizione benefica a Città del Capo (7 febbraio 2020) ed è con Rafa che non gli dispiacerebbe ritirarsi dal tennis in bellezza, magari con lo stesso numero di Major a testa. E a quel punto il terzo incomodo, finalmente, avrebbe strada libera.