Valanga, il gip archivia La protesta dei parenti
Escono dal processo tre ex governatori e la centralinista che rispose al telefono
Rigopiano, il gip archivia le accuse per 22 indagati, tra questi gli ex presidenti della Regione Abruzzo. I parenti delle vittime: «Presi in giro». Restano a processo figure minori e il titolare del resort.
ROMA «Comincio a pensare che alla fine la colpa sarà di chi stava nell’hotel». È amaro il commento del padre di Stefano Feniello alle 22 archiviazioni disposte dal gip Nicola Colantonio per il filone principale dell’inchiesta sui 29 morti di Rigopiano, incluso suo figlio.
Un provvedimento che lascia alcuni personaggi chiave dell’inchiesta della procura di Pescara — compiuta dai carabinieri forestali di Pescara coadiuvati dalla squadra Mobile — sotto processo per altri reati: a cominciare dal prefetto Francesco Provolo. E Sabina Acquaviva, la funzionaria della Protezione Civile che non credette all’allarme lanciato, attraverso il suo capo Quintino Marcella, da Giampiero Parete (miracolosamente rimasto fuori della valanga sotto la quale erano sepolti sua moglie e i bambini, tutti poi estratti vivi). Quella che commentò: «La mamma degli imbecilli è sempre incinta». Entrambi restano indagati nell’inchiesta bis sulle manovre di depistaggio compiute per insabbiare le responsabilità di chi aveva ignorato l’allarme Meteomont sulla possibilità di slavine, non aveva evacuato l’hotel come le scuole, anzi aveva predisposto l’accompagnamento al resort di alcuni ospiti, fino al giorno prima della nevicata record che, seguita da una serie di scosse di terremoto (4 di grado superiore a 5), provocò la valanga.
Fuori dal dibattimento tutto il livello politico: gli ex governatori Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, l’ex sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli e gli assessori.
Ma l’archiviazione che fa più rumore tra le famiglie delle vittime è quella del presidente della Regione allora in carica, Luciano D’alfonso, che sei giorni prima del 18 gennaio 2017 aveva decretato lo stato di emergenza. E per ciò stesso, secondo il legale delle vittime Romolo Reboa «doveva essere informato della situazione, strada bloccata e unico spazzaneve rotto, lui che è il “re delle turbine”. Ma ci sono altre indagini non dorma sonni tranquilli».
Restano tra i 25 indagati, i sindaci Ilario Lacchetta e i suoi predecessori, e il gestore dell’hotel, Bruno Di Tommaso. Oltre all’allora prefetto, accusato, anche del caos del coordinamento dei soccorsi. Per il gip invece Provolo va prosciolto per la falsa comunicazione su Stefano Feniello. L’ha dato per vivo ma «in buona fede», «non potendo personalmente accedere sotto le macerie». Per il padre «una presa in giro. Sono stato condannato solo io per aver portato i fiori sul posto dove morì mio figlio».
L’inchiesta Per il reato di omicidio restano 25 indagati, incluso il prefetto di Pescara Provolo