Corriere della Sera

Salva-stati, Conte apre al rinvio

Parla il premier: «Non è escluso». Di Maio e Di Battista: decidiamo noi. Tensione col Pd

- M.GU. AL.T.

Il rinvio del salva-stati? «Non lo escludo». Il premier Giuseppe Conte apre a una possibile dilazione dei tempi. E spiega: «Non ci faremo fregare. Dico no a cambiali in bianco». Sgombra anche le ricostruzi­oni che lo danno più vicino al Partito democratic­o: «Non sono vicino a nessuno». Nel Movimento Cinque Stelle vanno all’attacco Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista: «Decidiamo noi come e se dovrà passare questa riforma». Ribadita la sintonia con il premier. Ma è lite col Pd. «Per noi l’ago della bilancia restano gli interessi degli italiani» dicono i dem.

ROMA «Concordo. Così non conviene all’italia. Punto». Alessandro Di Battista su Facebook mette il sigillo al post con il quale Luigi Di Maio ribadisce la sua posizione, favorevole al rinvio del Mes. Il Pd, nel giorno in cui si apre anche lo scontro sulla giustizia, non resta a guardare e con Nicola Zingaretti decide di rispondere «colpo su colpo». Ma il capo politico dei 5 Stelle conclude la giornata a Dimartedì (La7), racconta di aver sentito Conte e smentisce il gelo con il premier: «C’è piena sintonia sia sul Mes sia sul tema della prescrizio­ne». Ma alla domanda se stia con Conte o con Salvini, glissa: «Sto con gli italiani». Sul leader della Lega dice: «L’ho visto delirare, dice a Conte che va incriminat­o per alto tradimento perché ha firmato nella notte un trattato». Quanto a tornare con lui: «Io mi fido del prossimo fino a prova contraria. Con Salvini la prova contraria è arrivata l’8 agosto, quando ha fatto cadere tutto».

Di Maio sin dal mattino va all’attacco e rivendica il ruolo di ago della bilancia: «Decideremo noi come e se dovrà passare questa riforma». Invoca prudenza prima di firmare «certi meccanismi» e chiede tempo: «L’italia rischia di finire sotto ricatto». Denuncia la «volontà tedesca di introdurre un indice di rischio per i titoli di Stato, il che vorrebbe dire far accrescere lo spread ed infierire un colpo devastante al nostro sistema bancario».

E aggiunge: «Il tema è la logica del pacchetto, ma temo quello che a Napoli si chiama “pacco”».

I falchi del Movimento apprezzano e rilanciano la lotta del «capo» contro il fondo «stritola-stati». Manlio Di Stefano: «Qualcuno parla di

asse Di Maio-di Battista. Io la chiamo invece coerenza. Nel nostro programma elettorale si parla di smantellar­e la Troika e liquidare il Mes e quindi abbiamo già concesso un’enorme mediazione parlando di logica di pacchetto». Alvise Maniero rincara: «Riforma

minacciosa».

A sera, intervista­to da Giovanni Floris, Di Maio stempera i toni. Lui del ministro Roberto Gualtieri si fida («è sempre stato molto bravo...»), però insiste nel chiedere che non si dia luce verde al «pacchetto» europeo prima che il

Parlamento italiano si sia espresso: «Gualtieri è stato frainteso, non ha mai detto che il trattato è inemendabi­le». Il capo politico dei 5 Stelle lancia un attacco anche sulla prescrizio­ne: «Se il Pd vota insieme a Salvini e Berlusconi è il Nazareno 2.0. Non credo sia possibile».

Il Pd ribatte con Andrea Martella: «Per noi l’ago della bilancia sono gli interessi degli italiani». Più severo Antonio Misiani: «C’è un tasso di strumental­izzazione insopporta­bile». Tranchant il ministro degli Affari Europei, Vincenzo Amendola: «Se qualcuno dice “sul Mes decido io”, è ottimo per fare qualche “like” su Facebook, ma la posizione del governo è quella espressa dal premier». Critico anche Graziano Delrio: «Parlare di Mes ha fatto il gioco di chi non voleva che parlassimo della legge di bilancio, che prevede un taglio di tasse per

Il capo 5 Stelle «Tornare con Salvini? Mi fido fino a prova contraria e su di lui l’ho avuta l’8 agosto»

26 miliardi di euro».

Mentre infuriano le polemiche in Italia, l’europa è ben consapevol­e che, rispondend­o a muso duro, si rischiereb­be di accelerare il ritorno di un esecutivo sovranista. E così si lavora per chiudere la riforma, senza toccare i contenuti, ma cercando una soluzione per non «mettere nell’angolo l’italia». L’ipotesi è un rinvio della firma, o della ratifica.

Obiettivi non irraggiung­ibili anche per Conte, il quale continua a subire gli attacchi di Salvini: «Mai sentito un capo del governo minacciare querela contro un capo dell’opposizion­e. Risponda con i fatti, non con le minacce». E Di Maio, per una volta in difesa del premier: «Secondo la sua teoria doveva essere incriminat­o lui per alto tradimento».

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