Prescrizione, si muove Zingaretti «Bonafede blocchi la riforma»
No del ministro. Il segretario dem: «Senza intese faremo una nostra proposta»
ROMA Nel braccio di ferro sulla giustizia con l’alleato grillino il Partito democratico si schiera al massimo livello, e per la prima volta il segretario interviene in termini espliciti contro la norma che cancella la prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado. «Riteniamo inaccettabile l’entrata in vigore della riforma senza garanzie sulle durate dei processi — spiega Nicola Zingaretti —. Non si può rimanere sotto processo per un tempo indefinito. Senza un accordo, nei prossimi giorni il Pd presenterà una sua proposta di legge». L’altolà del leader si accompagna a un invito che, viste le premesse, suona quasi rituale: «Lavoriamo insieme per trovare una soluzione credibile e cambiare in meglio le cose».
È l’auspicio a cui s’aggrappa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per fingere di non vedere il problema. Il Guardasigilli, fanno sapere dal ministero della Giustizia, ha «appreso con soddisfazione» la notizia che i democratici non hanno votato con le opposizioni l’esame urgente alla Camera della proposta di abrogazione della nuova prescrizione che entrerà in vigore il 1° gennaio, presentata dal forzista Enrico Costa. «Può essere un buon momento per chiudere finalmente sulla riforma del processo penale», aggiunge Bonafede.
Il ministro risponde sempre allo stesso modo: secondo lui il suo disegno di legge contiene già la soluzione per accorciare la durata dei processi. Per esempio facendo giudicare le sentenze di primo grado pronunciate dai giudici monocratici da un solo giudice anche in appello, anziché da tre come avviene ora. Il che significherebbe triplicare le forze per accelerare i verdetti di secondo grado, e dunque non ci sarebbero motivi d’allarme per l’abolizione della prescrizione. Ma il Pd vuole scadenze certe: se viene abolita la decadenza dei reati, bisogna introdurre la decadenza dei dibattimenti in appello e Cassazione che non si concludano entro un certo limite di tempo. Una riforma che Bonafede ritiene inaccettabile perché sarebbe un passo indietro.
Se Costa se la prende con i «forcaioli» dei 5 Stelle e i «pavidi» del Pd per aver negato la procedura d’urgenza alla sua proposta, il capogruppo democratico in commissione Giustizia Alfredo Bazoli spiega che si trattava di una mossa inutile e «del tutto strumentale». Come strumentale sarebbe l’impuntatura di Bonafede e 5 Stelle, che non vogliono rinunciare alla bandiera piantata un anno fa insieme alla legge Spazzacorrotti (votata con la Lega e contro il Pd). E ribadisce: «Ci aspettiamo risposte chiare dal ministro sul rinvio», altrimenti «siamo pronti ad assumere le iniziative opportune a difesa della ragionevole durata del processo». Nel frattempo l’unione delle camere penali, giunta alla seconda settimana di sciopero per protestare contro la riforma Bonafede, prosegue la «maratona oratoria» davanti al «palazzaccio» romano della Cassazione, per spiegare le ragioni degli avvocati. Ma il braccio di ferro politico continua altrove.