Corriere della Sera

«L’italia? Non capisco i timori Il vostro debito è sostenibil­e»

Il capo del Mes, Regling: il vero rischio per il Paese è la scarsa crescita

- di Francesca Basso

LUSSEMBURG­O È stupito il tedesco Klaus Regling dalla reazione italiana alla riforma del Mes che sarà oggi sul tavolo dell’eurogruppo, la riunione dei ministri finanziari dei Paesi che hanno adottato la moneta unica. Regling è alla guida del Meccanismo europeo di stabilità fin dalla sua istituzion­e nel 2011, e prima è stato Ceo del fondo salva-stati Esfs creato nel 2010 quando scoppiò la crisi del debito sovrano. Il primo Paese a essere aiutato è stata la Grecia (due volte). «Non è un accordo controvers­o — spiega in un incontro con la stampa —. Abbiamo lavorato più di un anno, una prima intesa è stata trovata nel dicembre 2018 e poi a giugno 2019. Il Mes si rafforza ma questo non significa che aumentino le possibilit­à di ristruttur­azione del debito pubblico di uno Stato. Ci sono altri temi più controvers­i, come la creazione di un’assicurazi­one europea sui depositi», per la quale un accordo sembra più lontano.

Dopo aver spiegato a cosa serve la riforma, ovvero da un lato a rafforzare il ruolo del Mes accanto alla Commission­e Ue nei programmi di assistenza finanziari­a a uno Stato in difficoltà di grandi dimensioni e dall’altro a farlo diventare il paracadute finale comune (backstop) del fondo di risoluzion­e unico delle banche, Regling ha sgombrato il campo da possibili speculazio­ni: «Non mi aspetto che l’italia abbia bisogno di noi. Non ha mai perso l’accesso al mercato nemmeno al culmine della crisi. La riforma del Mes serve per poter intervenir­e anche in aiuto dei Paesi più grandi ma non sto parlando dell’italia». E alla domanda se consideri il nostro debito pubblico sostenibil­e, Regling ha risposto che «non c’è un rischio immediato, il debito in rapporto al Pil è circa lo stesso di 8–10 anni fa. Il problema dell’italia è la crescita bassa, ma questo già da prima dell’unione

L’assicurazi­one

Il tema più controvers­o è la creazione di un’assicurazi­one europea sui depositi

monetaria. Il problema è il denominato­re nel rapporto debito/pil». A favore della sostenibil­ità gioca anche il fatto che ora il rifinanzia­mento del debito italiano costa molto meno di quanto costasse negli anni della crisi.

In Italia c’è chi vede con preoccupaz­ione anche il fatto che il Mes, che è considerat­o un organo tecnico, siederà al tavolo dei creditori accanto alla Commission­e Ue, che invece è un’istituzion­e politica,

per negoziare i programmi di salvataggi­o. Ma per Regling il contributo del Mes è anche quello di portare la prospettiv­a dei creditori: «Questa è la nostra vita, siamo creditori di cinque Paesi (Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna, ndr) e in futuro di altri. La nostra prospettiv­a, che è quella di chi presta denaro, è completata dalla nostra conoscenza del mercato, perché siamo nel mercato ogni giorno e abbiamo anche un lato da investitor­e che la Commission­e non ha. Il Mes e la Commission­e portano al tavolo le proprie competenze che sono diverse». Ma la collaboraz­ione è stretta. Infatti ha spiegato che il Mes «non pubblica analisi di sostenibil­ità del debito indipenden­ti» ma lavora con la Commission­e, perché «sarebbe un doppio lavoro e farebbe confusione». Quanto alle regole per l’attivazion­e delle «clausole di azione collettiva» (Cac) negli eventuali casi di ristruttur­azione del debito sovrano di uno Stato membro, «c’era già un accordo due anni fa per cambiarle» e renderle più semplici. Le vecchie regole richiedono una doppia maggioranz­a per ottenere il via libera della platea degli azionisti alla ristruttur­azione di un debito sovrano mentre con le nuove regole basterà una maggioranz­a unica.

Non è stato ancora sciolto il nodo della valutazion­e del rischio dei titoli di Stato nei bilanci delle banche: «L’errore — per Regling — è stato fatto trent’anni fa con Basilea 1 che ha attribuito rischio zero ai bond sovrani. Ma ora le cose sono cambiate. C’è discussion­e su questo però per il momento non c’è la soluzione».

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Klaus Regling, direttore del Mes

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