Il mercato «vota» la sostenibilità, i rating su fondi e azioni
Gli strumenti per individuare le società capaci di gestire i rischi legati a fattori sociali e al clima
Un risparmiatore italiano su tre oggi è disponibile ad aumentare le masse investite in prodotti finanziari attenti all’ambente, dice la ricerca «Risparmiatori italiani e cambiamento climatico», realizzata dal Forum per la finanza sostenibile in collaborazione con BVA Doxa. A questa richiesta la finanza risponde in Europa con gli oltre duemila fondi comuni, attivi e passivi (168 lanciati nella prima metà del 2019), obbligazioni societarie e titoli di Stato.
Ma come si valuta il grado di sostenibilità di azioni, bond o fondi? In aiuto degli investitori è nato il rating Esg (che pone attenzione ad ambiente, società e governance), un mondo popolato da operatori specializzati, come Mainstreet Partners, Vigeo Eiris e Sustainalytics, ma anche di grandi player come Moody’s e S&P. «Il rating dice quali sono i settori più soggetti ai rischi Esg e quali imprese sono dotate di un sistema di gestione del rischio più solido — commenta Andrea Lo Giudice, Esg research manager di Vigeo Eiris —. Dà informazioni anche sull’evoluzione temporale delle performance delle società, sul loro coinvolgimento in dispute legali o in attività controverse, e permette di individuare punti di forza e debolezza e valutare il grado di allineamento agli obiettivi di sostenibilità. È uno strumento fondamentale per elaborare una strategia di investimento di medio-lungo periodo che, a parità di rendimenti attesi, garantisca una gestione oculata dei rischi legali, reputazionali e operativi».
Per quanto riguarda il giudizio di sostenibilità sulle singole società, il rating di Vigeo Eiris (che varia da 0 a 100) misura l’efficienza dei sistemi manageriali, la capacità di gestire i rischi e le prestazioni su tutti i fattori Esg. L’analisi è articolata attraverso 6 aree tematiche che esprimono i portatori di interesse delle imprese e gli ambiti con cui queste entrano in contatto: ambiente, comunità locali, etica del business, diritti umani, risorse umane e corporate governance.
Mainstreet Partners invece ha sviluppato un modello proprietario per valutare il livello di sostenibilità dei fondi comuni. «Di solito chi elabora un rating sui fondi si affida alla valutazione sostenibile dei titoli che compongono il portafoglio — spiega Rodolfo Fracassi, amministratore delegato e co-fondatore di Mainstreet Partners —. È un buon punto di partenza ma non basta, perché non tiene conto di aspetti come la valutazione dell’asset manager e del processo di gestione. Per questo abbiamo sviluppato un modello proprietario che prende in considerazione una valutazione della società di gestione, del suo team e della sua esperienza, poi analizza tutti i processi, per vedere se integrano le variabili Esg, infine guarda alle partecipazioni in portafoglio. Così otteniamo il nostro rating, che oscilla su una scala di valutazione che va da 0 a 5». Mainstreet valuta anche se i fondi sono allineati agli obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’onu, «per dare materialità all’impatto», conclude Fracassi.