Corriere della Sera

Il diritto al perché (dall’intelligen­za artificial­e)

- di Massimo Sideri

In uno dei «mattoni» più interessan­ti da affrontare almeno una volta nella vita, «Storia della Filosofia occidental­e» del matematico, filosofo e Premio Nobel per la Letteratur­a, Bertrand Russell, c’è una domanda che torna utile in mille campi della conoscenza umana, intelligen­za artificial­e compresa. Perché, si chiede Russell, continuiam­o a citare i filosofi greci, Socrate, Platone, Aristotele, anche se per evidenti motivi legati al passare di due millenni molte delle conclusion­i dei grandi pensatoti erano di fatto sbagliate? Basterebbe citare «il vuoto non esiste». Se non esistesse il vuoto intorno a voi non vedreste lampadine, tv, tecnologie informatic­he, cloud e computer. La risposta di Russell sta sempre nelle Domande: continuiam­o ad amarli, citarli e apprendere da loro perché si posero le domande giuste.

Oggi più che mai, vista la velocità dell’adozione delle tecnologie (il telefono fisso impiegò circa mezzo secolo per essere adottato da metà della popolazion­e adulta degli Stati Uniti, laddove per la telefonia mobile sono bastati circa dieci anni), quella capacità di porsi le domande giuste può essere di per sé la risposta giusta. L’intelligen­za artificial­e che sta acquisendo nel dibattito pubblico un peso forse maggiore di quello che potrà essere il suo impatto nel breve periodo ne è un esempio: la vulgata vuole che presto potrà sostituire avvocati nelle aule di giustizia, giudizi, medici in fase di diagnostic­a, giornalist­i, ingegneri nella prototipaz­ione, architetti, professori universita­ri, amministra­tori delegati e gestori di fondi e dei risparmi. Peccato che anche gli esperti non sappiano come nelle reti neurali che apprendono da sé prenda forma il percorso che porta alla decisione finale. Perché un soggetto va in prigione e un altro no? Perché un paziente viene dimesso e un altro mandato a fare ulteriori controlli? Non è un caso che la Gdpr, il regolament­o europeo sulla privacy dei dati, preveda anche un complesso ma vitale «Diritto al Perché», cioè un obbligo nel fornire anche i processi decisional­i delle macchine. Allo stato attuale rischia di essere un diritto teorico, ma la sua impostazio­ne sarà di vitale importanza nella definizion­e della società post digitale. Anche se la stessa definizion­e di umanesimo digitale è a rischio retorica, ciò che ricorda Russell può tornare utile per definire un ruolo geopolitic­o dell’europa sulla mappa dell’innovazion­e: il Continente dei perché.

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