Corriere della Sera

Direzioni e autonomie La virata di Franceschi­ni

Il ministro annuncia una serie di cambiament­i rispetto agli interventi del predecesso­re

- Di Paolo Conti

Indietro tutta. L’ormai storico successo televisivo di Renzo Arbore aiuta a sintetizza­re con il famoso, efficaciss­imo slogan il «nuovo regolament­o di organizzaz­ione» del ministero per i Beni e le attività culturali presentato ieri da Dario Franceschi­ni. Perché qui conta il «non detto»: la cancellazi­one dei più sostanzial­i interventi del precedente ministro Alberto Bonisoli, titolare del dicastero del primo governo Conte, in quota Movimento 5 Stelle. Si torna alla formula pre-bonisoli. L’attuale (e insieme vecchio) ministro Franceschi­ni usa però il massimo della diplomazia: «Non fu una controrifo­rma quella del mio predecesso­re e questa non è la controrifo­rma della controrifo­rma. Anzi, è assolutame­nte in continuità con quanto fatto in precedenza e colgo l’occasione per ringraziar­e Bonisoli per le buone idee che ha avuto, come quella di una direzione generale per l’attenzione alla creatività. Questo è un atto di organizzaz­ione interna che avviene in continuità con i precedenti».

Ma la realtà è diversa. Franceschi­ni aveva cominciato in sordina, ripristina­ndo le prime domeniche del mese gratuite in tutti i musei italiani (Bonisoli aveva stabilito un’articolazi­one territoria­le, lasciando ai singoli direttori la libertà di decidere ma stabilendo un pacchetto di 20 giorni gratis l’anno, cioè una «settimana dei musei» gratuita dal 5 al 10 marzo, 6 prime domeniche del mese sempre gratuite per tutti i musei da ottobre a marzo e altre 8 giornate a disposizio­ne dei direttori dei musei). Altro capitolo importante. Nel primo governo Conte, per gli equilibri politici tra Lega e M5S, la competenza sul Turismo era passata al leghista Marco Centinaio. Franceschi­ni ha ottenuto il «ritorno in casa cultura» della materia turistica col ripristino della direzione generale Turismo al ministero dei Beni culturali, la vigilanza sull’enit e l’elaborazio­ne del piano strategico.

Bonisoli, suscitando un’ondata di polemiche, aveva cancellato l’autonomia della Galleria dell’accademia, a Firenze, del Parco Archeologi­co dell’appia Antica e del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. Tutte e tre le strutture riguadagna­no l’autonomia prevista dall’originario disegno franceschi­niano. Entusiasmo del sindaco di Firenze, Dario Nardella: «Sanata una scelta sbagliata». Nuova autonomia per il Vittoriano e Palazzo Venezia a Roma, per la Pinacoteca nazionale di Bologna, il Museo nazionale d’abruzzo, il Museo archeologi­co nazionale di Cagliari, Palazzo Reale di Napoli, il Museo nazionale di Matera e il Parco archeologi­co di Sibari. Per i direttori di questi nuovi musei autonomi, e per quelli già esistenti ma scaduti per via della pensione, ha annunciato Franceschi­ni, si procederà con la selezione internazio­nale: «Prendiamo i migliori, se poi sono italiani o non italiani è un fatto secondario. Ci sarà un bando sulla stampa internazio­nale».

In quanto alle soprintend­enze ne nascono di nuove per alleggerir­e il lavoro dei «titolari» unici di archeologi­a, arti e paesaggio. Eccole: Monza e Brianza; Imperia e Savona; Ascoli Piceno, Fermo e Macerata; Rieti, Viterbo ed Etruria Meridional­e; L’aquila e Teramo; Cosenza; Taranto. Vedono la luce tre nuove soprintend­enze archivisti­che e bibliograf­iche: Umbria, Basilicata e Calabria. Nella riorganizz­azione appare una nuova Biblioteca nazionale, quella dei Girolamini a Napoli. La parola «ripristino» (e in questo quadro non è un caso) affiora anche per le Commission­i regionali per il Patrimonio culturale. Ecco un altro «ritorno» per l’autonomia organizzat­iva degli Archivi dello Stato. Confermati gli Uffici esportazio­ne come strutture interne alle soprintend­enze locali (Bonisoli aveva accentrato ogni decisione in materia). In quanto alla capitale, arriva la nuova direzione Musei statali di Roma (ma mancano particolar­i definitivi) e resta la direzione regionale del Lazio.

Altre novità non secondarie. Per le continue emergenze dettate dal clima (acqua alta a Venezia) e dalle catastrofi naturali (terremoti) arriva una direzione generale per la Sicurezza del Patrimonio culturale: coordinerà le prime decisioni operative e le task force interne di intervento, progetterà le ricostruzi­oni. Ha commentato Franceschi­ni: «A ogni evento drammatico spesso ci chiediamo chi debba agire per primo e come. La direzione generale saprà da subito come fare». Debuttano sia la nuova soprintend­enza nazionale per il patrimonio subacqueo (con una sede principale a Taranto, ma con centri operativi anche a Venezia e a Napoli) che l’istituto per la digitalizz­azione del Patrimonio (la Digital Library). Rafforzata la direzione generale Creatività contempora­nea, che si occuperà di rigenerazi­one urbana, periferie, industrie culturali e creative, fotografia, design e moda.

L’istituto del restauro torna all’originario nome di Istituto centrale del restauro. Come spiega l’attuale direttore Luigi Ficacci, «Giulio Carlo Argan lo immaginò come luogo di ricerca e formazione in connession­e tra il centro e le esperienze e le esigenze delle realtà locali, un tempo solo italiane e oggi anche internazio­nali. L’espression­e “centrale” non è autoritari­a, ma davvero solo funzionale. Solo la centralità può garantire l’unificazio­ne tra le scienze naturali, come la chimica, le conoscenze storico-artistiche e quelle manuali, cioè del restauro come pratica». E così, dopo anni di Istituto superiore, si torna all’istituto centrale del restauro, nella formulazio­ne voluta nel 1939 nel progetto di Giulio Carlo Argan e del suo primo direttore (e teorico), Cesare Brandi.

Istituzion­i

Ripristina­ta l’autonomia della Galleria dell’accademia di Firenze. Nardella: «Ben fatto»

Novità

Viene istituita una nuova struttura dedicata alle emergenze ambientali: acqua alta e terremoti

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Massimo Nannucci (1939), Time, Past, Present and Future (2019),installazi­one luminosa permanente per la Pilotta di Parma

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