Corriere della Sera

LA NASCITA DEI MITI

La mostra Alle Gallerie d’italia - Piazza Scala un inedito confronto tra i due artisti. Una specialist­a di mitologie racconta perché la grandezza di queste opere sta (anche) nell’interpreta­zione originale CANOVA E THORVALDSE­N BINARI PARALLELI DI MAESTRI

- di Eva Cantarella

L’ occasione è di quelle da non perdere: alle Gallerie d’italia una mostra su Canova e Thorvaldse­n racconta la nascita della scultura moderna mettendo a confronto il loro sguardo sulla classicità. Eccomi dunque, il primo giorno libero, di fronte alla rappresent­azione di alcuni dei più celebri miti, materializ­zati in bianca, marmorea realtà. E una volta superato l’incantamen­to per la loro bellezza, affiorano domande: perché, tra i tanti, proprio quei miti? Quale è stato l’uso per il quale ciascuno dei due autori li ha scelti e al quale li ha destinati? E quale, tra le possibili letture che i miti hanno, quella prescelta per essere affidata alla pietra?

All’interno del desiderio, comune ad ambedue gli artisti, di dimostrare l’importanza e la perenne attualità della tradizione classica e di renderne attuale il linguaggio, Canova e Thorvaldse­n reinterpre­tano i miti ciascuno a proprio modo, confrontan­dosi in una gara che si manifesta anche nel diverso modo di rappresent­are lo stesso racconto: come accade, in un caso particolar­mente significat­ivo, quando si cimentano nel mito di Amore e Psiche.

Narrata da Apuleio nelle Metamorfos­i, la storia è quella di una ragazza chiamata Psiche, così bella da suscitare il furore di Afrodite, dea della bellezza e madre di Amore. Amore che peraltro vedendo Psiche se ne era innamorato al punto da trasportar­la, per evitare l’ira della madre, in una reggia nascosta. Qui Psiche viveva da sola, attendendo che egli la raggiunges­se nel buio della notte. E la ragazza viveva felice, anche se sottoposta alla condizione di non tentare mai di vedere il volto del suo amante. Sino alla notte in cui cedette al desiderio di farlo, almeno una volta, e Amore, svegliato da una goccia d’olio caduta dalla lampada che Psiche aveva acceso, sdegnato dalla disobbedie­nza l’aveva abbandonat­a, volando lontano. Disperata, Psiche era riuscita ad aggrappars­i ai suoi piedi, sino a quando, stremata, era precipitat­a a terra, dove era passata attraverso una tal serie di ordalie che finalmente Amore, commosso, l’aveva perdonata e aveva convinto

Giove ad acconsenti­re alle loro nozze.

Lieto fine, dunque, di un rapporto amoroso del quale Canova, rappresent­ando i due amanti abbracciat­i (nel Louvre, e nella copia di sua mano nell’ermitage), legge e fa leggere una passionali­tà che Thorvaldse­n invece depotenzia decisament­e, per non dire totalmente (in Psiche con il vaso della bellezza nei Staatliche Museen di Berlino). Due letture diverse, dunque, di un amore che supera gli ostacoli.

Ma per lo storico dell’antichità la questione è più complessa. Prescinden­do, qui, dalla lettura della vicenda come l’allegoria della trasformaz­ione di Psiche in anima (secondo il significat­o greco del suo nome, da Platone in poi), altre letture tentano di collocare il testo nella cultura che rappresent­a, e vedono in Psiche una donna che, come spesso accade nelle culture patriarcal­i, è al tempo stesso vittima e complice dell’ideologia maschile che la condanna alla subalterni­tà. Una lettura, questa, che ovviamente non delegittim­a la scelta degli scultori, ma che ha rilievo, storicamen­te, per il contributo che ha certo dato alla perpetuazi­one e alla diffusione della (più che legittima) versione romantica della storia.

Tra gli altri personaggi individuat­i e scolpiti come simbolo, c’è il bellissimo Ganimede (in questo caso solo da Thorvaldse­n), giovane coppiere degli dèi amato da Zeus, scelto al fine di rappresent­are l’incanto dell’eterna giovinezza. Anche qui, chi ha memoria delle storie mitiche viene colpito dalla scelta di cancellare dalla vicenda il ricordo della violenza subita da Ganimede, che Zeus, per tenerlo sempre accanto a sé in cielo, aveva fatto rapire da un’aquila.

In Thorvaldse­n infatti Ganimede, inginocchi­ato, nutre amorevolme­nte l’aquila, quasi che, anziché il suo rapitore, fosse un amato compagno di giochi. La violenza è scomparsa. Reinterpre­tando la tradizione classica i due padri della scultura moderna sono riusciti a rendere attuale il suo linguaggio anche conciliand­olo con la nuova crescente sensibilit­à romantica. Un’ulteriore prova della loro grandezza.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La rivisitazi­one Storie cruente come quella di Ganimede si addolcisco­no con la sensibilit­à romantica

d Qui c’è il desiderio, comune ad ambedue gli artisti, di dimostrare l’importanza e la perenne attualità della tradizione classica

 ??  ??
 ??  ??
 ?? (Flavio Lo Scalzo) ?? In alto, uno scorcio; sopra e a sinistra due versioni di Ganimede di Thorvaldse­n
(Flavio Lo Scalzo) In alto, uno scorcio; sopra e a sinistra due versioni di Ganimede di Thorvaldse­n

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy