Corriere della Sera

«Autostrade, a gennaio si decide sulla revoca»

Parla De Micheli. Scontro aperto con la società

- Di Lorenzo Salvia

La ministra delle Infrastrut­ture, Paola De Micheli: «A gennaio decideremo sulla revoca della concession­e ad Autostrade». Ma non ci sarà «nessun esproprio proletario, nessuna nazionaliz­zazione o vendetta: vogliamo solo che le regole siano uguali per tutti».

ROMA «Nessun esproprio proletario. Nessuna nazionaliz­zazione o vendetta. Vogliamo solo che le regole siano uguali per tutti. È così sbagliato in una democrazia liberale?». La ministra delle Infrastrut­ture Paola De Micheli tiene d’occhio il cellulare e l’ultimo miglio della trattativa sul Milleproro­ghe, che riscrive le procedure in caso di revoca delle concession­i autostrada­li.

Cosa dice quella norma?

«C’è un intervento su due concession­i, la Ragusa-catania e la Tirrenica. Passeranno ad Anas e saranno completate, come giusto in un Paese normale. Poi vengono modificate le modalità di indennizzo in caso di revoca per tutti i concession­ari che non si trovano ancora in questa condizione. È una previsione di legge generale. Come si fa in uno stato liberale, parifichia­mo le condizione di tutti i concession­ari davanti alla legge».

Ma non è già così? Aspi sostiene di sì.

«Non mi pare. Ci sono tre o quattro concession­i con condizioni più vantaggios­e. Tra queste anche Aspi».

Con le regole in vigore, ad Aspi spetterebb­ero 23,25 miliardi. Con quelle nuove?

«No, molto meno. Ma con la nuova regola ai concession­ari eventualme­nte revocati spetterà la cifra iscritta a bilancio degli investimen­ti non ammortizza­ti, oltre a quanto previsto dal codice degli appalti. Per procedere alla revoca ci deve essere un inadempime­nto grave. Una cosa che va dimostrata e condivisa».

Ma il decreto è un passo verso la revoca ad Aspi, no?

«La revoca è una procedura separata, sulla quale stiamo ancora acquisendo dati. Una volta che avremo terminato l’analisi, tutto il governo approfondi­rà il se, il come e il quando».

Quando?

«A gennaio saremo in grado di prendere una decisione ma fino a quando non avremo esaminato tutti gli aspetti non mi sbilancio».

Aspi dice che il contratto è risolto e vuole l’indenizzo calcolato con le vecchie regole, 23,25 miliardi di euro.

«Questo è un modo per mettere in difficoltà il governo, per vedere se qualcuno in Parlamento vota contro. Non è una modalità di comportame­nto lineare. E dietro c’è un’idea sbagliata. Gli investimen­ti non ancora remunerati verranno riconosciu­ti, oltre come già detto quanto previsto dal codice degli appalti. La cosa grave della lettera è che il concession­ario non riconosca il sacrosanto diritto di un governo alla luce di tutto quello che è accaduto di revisionar­e il modello concessori­o ormai vecchio di oltre quindici anni. Credo che sia un diritto/dovere della politica aggiornare le norme e revisionar­e le concession­i per consentire più controlli, più trasparenz­a e più sicurezza sulle autostrade».

Dice che è un ricatto?

«Dico che parliamo di un bene, la rete autostrada­le, che è di tutti, costruito con i soldi di tutti. Quando il tuo mestiere è il gestore-concession­ario, nessuno ti nega un guadagno ma si tratta di una medaglia con due facce: da una parte c’è il profitto, dall’altra la cura del bene stesso. E dopo aver letto il documento della Corte dei conti, possiamo fare finta di niente?».

Aspi dice anche che ci sono 7 mila posti da rischio.

«Se dovesse accadere non è che le autostrade verranno abbandonat­e. Il governo valuterà e affronterà anche questo aspetto senza mettere a rischio i posti di lavoro».

La società annuncia ricorsi miliardari. Per questo persino la commission­e di esperti nominata Toninelli suggeriva la rinegoziaz­ione.

«Nessuno vuole fare un salto nel buio. E intanto revisionia­mo i contratti. Se mi sono presa il giusto tempo per fare gli approfondi­menti è perché il mio compito è difendere l’interesse pubblico e intendo difenderlo anche da questi rischi. Il tema dell’eventuale revoca non ha solo l’aspetto giuridico, ha anche quello economico e quello politico. Andranno valutati tutti».

Il loro annuncio di risoluzion­e del contratto è un modo per metterci in difficoltà e vedere se qualcuno in Parlamento vota contro

 Nessuno vuole fare un salto nel buio: 7 mila posti a rischio? Se ci sarà la revoca non è che le autostrade saranno abbandonat­e

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La ministra delle Infrastrut­ture Paola De Micheli, 46 anni, discute sui banchi del governo a Montecitor­io con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 55 (Imagoecono­mica)
In Aula La ministra delle Infrastrut­ture Paola De Micheli, 46 anni, discute sui banchi del governo a Montecitor­io con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 55 (Imagoecono­mica)

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