Corriere della Sera

L’OPPOSIZION­E SCOMMETTE SU ELEZIONI NON SCONTATE

- Di Massimo Franco

Le previsioni di un voto anticipato a primavera vengono accarezzat­e ogni giorno di più dalle opposizion­i. Ieri è toccato a Giorgia Meloni, leader di FDI, sostenere che siccome la maggioranz­a «è divisa su tutto», l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte avrebbe «le settimane contate». Il fatto che a Matteo Salvini e alla sua Lega il governo appaia «peggiore di quello di Mario Monti», premier «tecnico» dal 2011 al 2013, conferma lo scontro totale. E la controvers­a limitazion­e della discussion­e sulla legge di Bilancio viene bollata come negazione della democrazia parlamenta­re.

Gli elementi di incertezza e divisione non mancano, in effetti; e vengono messi in evidenza dagli avversari. Eppure, anche su quel fronte la compattezz­a suona più d’ufficio che reale. La competizio­ne tra Salvini e Meloni, oltre che le divergenze su quanto potrebbe accadere dopo una caduta di Conte, stanno diventando vistose. Anche dentro FI le spinte centrifugh­e continuano, se c’é chi si vede obbligato a dire che nell’eventualit­à di una crisi «i veri berlusconi­ani» appoggereb­bero il voto anticipato: qualcuno la pensa diversamen­te.

La questione dirimente non sembra tanto il conflitto sotterrane­o tra M5S, Pd e Iv. Il tema e l’incognita che si pongono all’inizio del 2020 rimandano in primo luogo alla tenuta di un grillismo dato in caduta libera; e percorso da tensioni che ridisegnan­o non solo la leadership di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri. Filtra una certa tensione anche sui rapporti tra il fondatore Beppe Grillo e Davide Casaleggio, titolare della piattaform­a Rousseau: tensione comunque smentita. E escono voci maliziose dalle opposizion­i sulle consulenze ottenute da Casaleggio.

Non solo. Per paradosso, se alle elezioni regionali di fine gennaio in Emilia-romagna dovesse vincere il Pd e non lo schieramen­to di destra, l’ambizione di un M5S «terzo polo autonomo» verrebbe ridimensio­nata. Rimane da capire se questo stabilizze­rà o farà saltare la maggioranz­a. Anche la precedente tra M5S e Lega era divisa su tutto: quanto l’attuale, se non di più. Eppure è durata oltre un anno. Per questo si analizzano con cautela gli scenari elettorali a breve termine.

Oltre a Salvini e Meloni, non si vede un grande interesse di altri a tornare al voto. Rimane la diffidenza verso i tatticismi di Iv. L’ex premier Enrico Letta invita a rafforzare un governo «senza alternativ­e». Ma il rischio che si intravede è un blocco delle decisioni, figlio delle convulsion­i grilline. Potrebbero portare a forzature continue, aumentando l’irritazion­e del Pd e impedendo al governo di consolidar­si. Ma la sua salute precaria forse illude le opposizion­i. Nel 2020 ci sono centinaia di nomine di peso che potrebbero rivelarsi una medicina miracolosa.

Il vicolo cieco

Salvini e Meloni all’attacco Il governo è alle prese con le convulsion­i M5S, ma rafforzato dalla mancanza di un’alternativ­a

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