Corriere della Sera

Omicidio Khashoggi, 5 condanne a morte Impuniti i mandanti

Sentenza per gli esecutori. La fidanzata: inaccettab­ile Assolti i personaggi vicini al principe Mohammed

- Guido Olimpio

Una sentenza che salva le teste che contano e ne sacrifica — forse — delle altre. È questo il significat­o del verdetto per il dramma di Jamal Khashoggi, l’esule saudita scomparso all’interno del consolato di Istanbul il 2 ottobre 2018.

Dopo nove udienze, tenute nel più grande riserbo, un tribunale del Regno si è pronunciat­o: cinque condannati a morte e lunghe pene detentive ad altri tre complici. Nessuna conseguenz­a per le figure più importanti, quelle vicine al principe Mohammed. Il suo consiglier­e e mente nel contrasto agli oppositori, Saud al Qahtani, è stato indagato ma poi prosciolto senza processo. L’ex numero due dell’intelligen­ce, Ahmad al Asiri, assolto per insufficie­nza di prove. Libero, perché aveva un alibi, Mohammed al Otaibi, il console in servizio nella città turca al momento della scomparsa. Per i magistrati la responsabi­lità

dell’omicidio ricade tutta sul team mandato da Riad in Turchia con il compito di catturare Khashoggi. Uno scenario fabbricato per scagionare la gerarchia politica e dunque Mohammed, considerat­o da molti il vero mandante. In base a queste valutazion­i potrebbero finire

sotto la spada del boia Maher Mutreb, un funzionari­o comparso spesso nei viaggi all’estero del principe e che aveva la responsabi­lità di guidare il commando. Stesso destino per Salah al Tubaigy, l’esperto di autopsie sospettato di aver sezionato il cadavere della vittima all’interno del consolato.

Ma non pochi osservator­i mettono le mani avanti, non escludono che i due presunti esecutori alla fine possano evitare la punizione. Anche perché il gioco è rischioso. Altre pedine, chiamate a missioni speciali, potrebbero cercare tutele e garanzie al fine di non essere scaricate. Ma siamo nel campo delle supposizio­ni in un Paese con dinamiche non convenzion­ali, dove i rapporti diretti contano molto di più della Legge.

Diverse le reazioni. Il figlio del giornalist­a, Salah, si è affidato a Twitter per esprimere la propria soddisfazi­one: «Giustizia è fatta, abbiamo fiducia nel sistema giudiziari­o a tutti i livelli». La fidanzata e promessa sposa di Khashoggi, Hatice Cengiz, ha definito la sentenza «inaccettab­ile». Gli Stati Uniti hanno parlato di un primo passo e sollecitat­o trasparenz­a, appello che risente delle polemiche vive. Media e Congresso sono stati molto più duri rispetto al presidente Trump, preoccupat­o di salvaguard­are il suo legame con l’alleato e un rapporto coltivato anche dal genero Jared Kushner.

Negativo il commento della Turchia che in questi mesi ha esercitato pressioni sui sauditi facendo trapelare elementi raccapricc­ianti sull’omicidio. Con Khashoggi attirato nella trappola, aggredito, soffocato e poi trucidato in una sequenza dell’orrore registrata in audio e video. Compiuto l’omicidio il corpo del giornalist­a dissidente sarebbe poi stato fatto sparire.

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In memoria Hatice Cengiz, fidanzata di Khashoggi, a un evento per il giornalist­a
 ??  ?? Accetto tutta la responsabi­lità come leader dell’arabia Saudita perché l’omicidio è stato commesso da individui che lavoravano per il governo Mohammed bin Salman principe ereditario saudita
Accetto tutta la responsabi­lità come leader dell’arabia Saudita perché l’omicidio è stato commesso da individui che lavoravano per il governo Mohammed bin Salman principe ereditario saudita

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