Milano, l’operaio Atm ha impedito a una 17enne di togliersi la vita: lei come una figlia
«Il treno in fondo al tunnel e lei sui binari. Continuavo a guardare l’uno e l’altra per calcolare quanto tempo mi rimanesse. Avrà avuto 17 anni, poteva essere una delle mie gemelline». Poi l’urlo, la corsa per togliere la tensione, il salto giù dalla banchina per portare la ragazzina lontano dal pericolo. Andrea, 50 anni, una settimana fa era al posto giusto, al momento giusto. Lavora in Atm, l’azienda di trasporti milanese che fa circolare bus, tram e treni della metropolitana. «Controllo che tutto sia pulito e funzioni in stazioni e depositi» spiega. I tanti anni, ormai trenta, passati in metrò gli sono stati fondamentali per salvare una ragazzina che lunedì 16 dicembre, poco dopo le quattro del pomeriggio, ha tentato un gesto disperato alla fermata Lotto della linea rossa.
«Avevo appena finito la verifica — racconta —, aspettavo il treno diretto a Rho per ritornare verso casa». In quel momento il suo sguardo viene catturato da un movimento insolito all’imbocco del tunnel. Vede qualcuno aprire il cancelletto col segnale di divieto di accesso e scendere al «piano ferro» dove corrono i treni e dove, lateralmente, passa la pericolosa terza rotaia elettrificata. È una ragazzina, forse nemmeno maggiorenne. «La gente ha iniziato a gridare, avvicinarsi a lei per convincerla a togliersi di lì». L’adolescente rifiuta i tentativi di aiuto. «Voglio restare qua, aspetto il treno» ripete.
Il tecnico Atm per un attimo rimane sotto choc, poi inizia a ragionare. «Ho pensato che non fosse sicuro togliere la tensione elettrica mentre il treno era in corsa: e se il mezzo avesse continuato a muoversi per inerzia?». C’è una caratteristica della stazione di Lotto che lo aiuta. «La fermata prima, Amendola, è vicina. Dalla galleria vedevo che il convoglio era ancora fermo per far salire i passeggeri». Coglie l’attimo: urla alla ragazzina di non muoversi, spacca il vetro e abbassa l’interruttore di emergenza. Poi, evitato il peggio, scende sui binari e recupera l’adolescente. «L’ho abbracciata e messa di peso sulla banchina».
In tanti la circondano per aiutarla, ma Andrea non si accontenta. «Il mio pensiero era portarla in una zona sicura. Siamo andati insieme in un bar a pochi passi dalla fermata, il proprietario ci ha dato uno spazio per stare tranquilli». E poi l’uomo smette le vesti di tecnico Atm per indossare quelle di papà. «Le ho dato il mio numero, le ho detto di chiamarmi per qualsiasi problema, di non fare più cazzate». Da genitore però, sa che le parole di un adulto faticano a conquistare un giovane. Così estrae dalla tasca il cellulare e mostra le foto di Bebe Vio, la campionessa paralimpica 22enne. «È il mio idolo. Prova a immaginare la forza che ha avuto davanti a tante difficoltà — dice alla ragazzina seduta davanti a lui, spaventata e frastornata — prendi esempio da lei».
Gli dà manforte una delle due figlie 16enni che lo raggiunge. Le ragazze chiacchierando scoprono di frequentare la stessa discoteca, si scambiano i numeri. Poi arrivano i soccorritori e le forze dell’ordine e solo a quel punto, scesa l’adrenalina, Andrea inizia a tremare. «Quella notte ho tenuto il telefono acceso» ricorda. A mente fredda, ci tiene a ringraziare tutte le persone che hanno fatto la loro parte, quel pomeriggio. «Io mi sono comportato solo da papà». Sua figlia e la ragazza salvata si sono risentite. Pensano di incontrarsi di nuovo, in quella discoteca che conoscono entrambe.
Il caso
● Lo scorso 16 dicembre una 17enne tenta di suicidarsi alla fermata Lotto della linea rossa della metropolitana milanese
● Andrea, 50 anni, dipendente della società di gestione Atm, vede lei sui binari e il treno in fondo al tunnel: attiva l’interruttore d’emergenza, salta a sua volta sui binari e dopo averla abbracciata la riporta sulla banchina