Corriere della Sera

La fine di una malattia, l’arrivo di un bambino, un nuovo lavoro oppure l’inizio di una storia amore Sette racconti di una festa con la vita cambiata

«Quel 25 dicembre dopo la liberazion­e in cerca di normalità»

- Testi a cura di Andrea Federica de Cesco

C’è Luca Turchi che ha ricevuto in dono un cuore nuovo. E Giorgia Giordano, giovane badante che si prende cura di un’anziana con l’alzheimer. Christian Lomazzo invece ha rinunciato al motorino e convinto i genitori ad adottare un cane abbandonat­o. Ci sono storie di figli adottati e di figli che non ci sono più. Per Margherita Rebuffoni, la madre di Nadia Toffa, sarà il primo Natale senza quella figlia di cui ora porterà avanti le battaglie. Mentre Silvia Barbarotto, 24enne con la sindrome di Down, per la prima volta porta un anello di fidanzamen­to al dito. Insomma, in tanti anche quest’anno trascorrer­anno un Natale diverso dagli altri. Come fu diverso dai precedenti il Natale del 1945 per la partigiana Cicci Vandone: finalmente libera, ma senza il suo grande amore.

Fu una festa tranquilla senza niente di buono da mangiare e senza il mio Giorgio fucilato

«Per me la libertà è la ragione per vivere. Mi sono sentita subito partigiana». A parlare è Cicci Vandone, 96 anni. Quando l’italia entrò nella Seconda guerra mondiale ne aveva 17. «Ho sempre mangiato pane e antifascis­mo, è stato naturale unirmi alla Resistenza». Cicci, che quest’anno celebrerà il 25 dicembre a casa del secondogen­ito, torna con la memoria al Natale del ’45, il primo dopo la guerra: «La mia famiglia aveva sofferto molto. Mi sforzai di ridare a questa giornata una sistemazio­ne normale. Fu un Natale tranquillo, senza niente di buono da mangiare...». E certo, senza il grande amore della sua vita: Giorgio Paglia, fucilato dai fascisti nel ’44. Insieme hanno compiuto imprese incredibil­i. Tra le altre, misero in salvo 15 bambini ebrei. «Giorgio avrebbe potuto beneficiar­e della grazia, ma preferì morire con i suoi compagni».

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