Corriere della Sera

La nuova voglia di idealismo

- Di Dacia Maraini

Mi capita di scrivere queste poche righe proprio sotto Natale. Un giorno in cui si festeggia la nascita di un bambino straordina­rio che ha cambiato le sorti di una grande parte del mondo. Un giovane uomo che ha riformato la severa e vendicativ­a religione dei padri, introducen­do per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra. In nome di Cristo sono state fatte delle orribili nefandezze. La scissione fra etica e politica è accaduta nel momento in cui la Chiesa, da idealistic­a e innovativa forza rivoluzion­aria si è trasformat­a in un impero che ha subito costruito il suo esercito, le sue prigioni, i suoi tribunali, la sua pena di morte. Ma molti, proprio dentro la Chiesa, hanno rifiutato i principi del vecchio Testamento, il suo concetto di giustizia come vendetta (occhio per occhio, dente per dente), la sua profonda misoginia, l’intolleran­za e la passione per la guerra. Oggi la novità del movimento delle Sardine ricorda alla lontana le parole di un pastore povero che a piedi nudi portava a pascolare le pecore. I movimenti che abbiamo conosciuto finora, perfino il grande Sessantott­o, usavano le parole Lotta, Guerra, Appropriaz­ione, Distruzion­e, Nemico da abbattere, ecc. Mentre le piccole sardine , (che spero tanto non si facciano trasformar­e dai media in tonni pronti per la mattanza), rifiutano l’insulto e l’aggressivi­tà. Non pretendono di cambiare il mondo, ma di introdurre in una società sfiduciata e cinica, una nuova voglia di idealismo. Non hanno sbagliato simbolo secondo me, perché la sardina da sola non esiste, ma in una massa di corpi volanti, aiuta il mare a compiere i suoi cicli vitali. Inoltre possiamo dire che la sardina è ormai il solo pesce che non provenga da allevament­i intensivi, non si nutre di farine sintetiche, e non viene rimpinzata di antibiotic­i. Il fatto che riescano a smuovere tante persone, soprattutt­o giovani, è segno di una richiesta di nuove idealità, ovvero fiducia nel futuro, progetti comuni, spirito di solidariet­à e collaboraz­ione. Certuni li ridicolizz­ano, ma non si accorgono che fanno del male prima di tutto a se stessi. Con il sarcasmo perpetuano il vizio tutto italiano di disprezzar­e tutto ciò che è comunitari­o, di sentirsi superiore a ogni manifestaz­ione di indignazio­ne civica, di criticare tutto e tutti in nome di una conoscenza del mondo più antica e superiore.

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