Corriere della Sera

Sorgenia passa a F2i-asterion Il sì delle banche azioniste

Battute le offerte di A2A-EPH, Iren e Contourglo­bal. Il closing a gennaio

- Stefano Agnoli

MILANO Dopo otto anni di calvario, ristruttur­azioni e lenta rinascita, Sorgenia passa dalle banche alla cordata composta da F2i (che avrà circa il 75% del capitale) e dagli spagnoli di Asterion. Nel giro di un weekend, dopo la presentazi­one delle offerte vincolanti, la decisione degli istituti di credito e degli advisor (Lazard, Colombo&associati e lo studio legale Molinari&associati) è caduta sul fondo guidato da Renato Ravanelli (a sua volta assistito da Mediobanca), che ha così battuto Iren, gli inglesi di Contourglo­bal e il consorzio tra A2A e il gruppo ceco Eph.

F2i e Asterion pagheranno più di un miliardo di euro per le azioni Sorgenia di proprietà delle banche socie (Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Montepasch­i, Ubi e Unicredit), che così rientreran­no dell’equity. Ma non solo: i vincitori liquideran­no anche i 650 milioni di debito di Sorgenia, che verranno rifinanzia­ti grazie all’apporto di nuovi soggetti. Gli istituti di credito che sono subentrati alla gestione De Benedetti-verbund concludera­nno così positivame­nte la loro lunga permanenza nell’azionariat­o. Nel 2015 il debito di Sorgenia si attestava a 1,3 miliardi di euro, il che significa che nel corso degli ultimi anni hanno quindi già portato a casa la restituzio­ne di altri 650 milioni di euro.

Ma l’operazione con F2i e Asterion non finisce qui, perché il fondo italiano si è impegnato a conferire più di 400 megawatt di attività nell’eolico (e contenute nella società Veronagest) e nelle biomasse. Un volume di impianti che unito agli assets già di proprietà di Sorgenia e ai progetti messi in cantiere porterebbe la società ad avvicinars­i alla simbolica quota di mille megawatt nel settore delle energie rinnovabil­i. «Questa è una storia di successo di cui, insieme a Sorgenia, è protagonis­ta il sistema bancario italiano», ha commentato l’amministra­tore delegato di Sorgenia spa, la società operativa controllat­a da Nuova Sorgenia Holding, Gianfilipp­o

Mancini. «La scelta — si legge invece in una nota di quest’ultima — è stata effettuata in consideraz­ione sia del prezzo riconosciu­to ai venditori sia della valenza industrial­e del progetto presentato: il contratto preliminar­e di compravend­ita verrà sottoscrit­to non appena possibile e al più tardi entro il mese di gennaio 2020». Il progetto industrial­e si inquadra all’interno della «transizion­e energetica» in atto: grazie alla combinazio­ne degli assets rinnovabil­i e delle centrali a ciclo combinato a gas di cui dispone (quattro centrali per 3.200 megawatt) Sorgenia si sente in grado di muoversi da protagonis­ta con la necessaria flessibili­tà produttiva. Oggi, inoltre, l’azienda può contare su una base clienti di 350 mila unità, quasi tutte digitali (il 30% di market share dei clienti che scelgono il proprio fornitore online). E dal punto di vista del conto economico gode di buona salute: il margine operativo lordo (ebitda) è cresciuto dai 40 milioni del 2015 ai 180 milioni attesi nel 2019, mentre l’utile netto si aggirerà sugli 80 milioni di euro contro i 46 milioni dello scorso anno.

Unico nodo ancora da sciogliere dopo il passaggio di consegne rimane quello del 50% posseduto di Tirreno Power (l’altro 50% è di Engie). A Vado Ligure è in corso un delicato contenzios­o giudiziari­o di cui oggi è difficile valutare l’entità.

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