Sorgenia passa a F2i-asterion Il sì delle banche azioniste
Battute le offerte di A2A-EPH, Iren e Contourglobal. Il closing a gennaio
MILANO Dopo otto anni di calvario, ristrutturazioni e lenta rinascita, Sorgenia passa dalle banche alla cordata composta da F2i (che avrà circa il 75% del capitale) e dagli spagnoli di Asterion. Nel giro di un weekend, dopo la presentazione delle offerte vincolanti, la decisione degli istituti di credito e degli advisor (Lazard, Colombo&associati e lo studio legale Molinari&associati) è caduta sul fondo guidato da Renato Ravanelli (a sua volta assistito da Mediobanca), che ha così battuto Iren, gli inglesi di Contourglobal e il consorzio tra A2A e il gruppo ceco Eph.
F2i e Asterion pagheranno più di un miliardo di euro per le azioni Sorgenia di proprietà delle banche socie (Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Montepaschi, Ubi e Unicredit), che così rientreranno dell’equity. Ma non solo: i vincitori liquideranno anche i 650 milioni di debito di Sorgenia, che verranno rifinanziati grazie all’apporto di nuovi soggetti. Gli istituti di credito che sono subentrati alla gestione De Benedetti-verbund concluderanno così positivamente la loro lunga permanenza nell’azionariato. Nel 2015 il debito di Sorgenia si attestava a 1,3 miliardi di euro, il che significa che nel corso degli ultimi anni hanno quindi già portato a casa la restituzione di altri 650 milioni di euro.
Ma l’operazione con F2i e Asterion non finisce qui, perché il fondo italiano si è impegnato a conferire più di 400 megawatt di attività nell’eolico (e contenute nella società Veronagest) e nelle biomasse. Un volume di impianti che unito agli assets già di proprietà di Sorgenia e ai progetti messi in cantiere porterebbe la società ad avvicinarsi alla simbolica quota di mille megawatt nel settore delle energie rinnovabili. «Questa è una storia di successo di cui, insieme a Sorgenia, è protagonista il sistema bancario italiano», ha commentato l’amministratore delegato di Sorgenia spa, la società operativa controllata da Nuova Sorgenia Holding, Gianfilippo
Mancini. «La scelta — si legge invece in una nota di quest’ultima — è stata effettuata in considerazione sia del prezzo riconosciuto ai venditori sia della valenza industriale del progetto presentato: il contratto preliminare di compravendita verrà sottoscritto non appena possibile e al più tardi entro il mese di gennaio 2020». Il progetto industriale si inquadra all’interno della «transizione energetica» in atto: grazie alla combinazione degli assets rinnovabili e delle centrali a ciclo combinato a gas di cui dispone (quattro centrali per 3.200 megawatt) Sorgenia si sente in grado di muoversi da protagonista con la necessaria flessibilità produttiva. Oggi, inoltre, l’azienda può contare su una base clienti di 350 mila unità, quasi tutte digitali (il 30% di market share dei clienti che scelgono il proprio fornitore online). E dal punto di vista del conto economico gode di buona salute: il margine operativo lordo (ebitda) è cresciuto dai 40 milioni del 2015 ai 180 milioni attesi nel 2019, mentre l’utile netto si aggirerà sugli 80 milioni di euro contro i 46 milioni dello scorso anno.
Unico nodo ancora da sciogliere dopo il passaggio di consegne rimane quello del 50% posseduto di Tirreno Power (l’altro 50% è di Engie). A Vado Ligure è in corso un delicato contenzioso giudiziario di cui oggi è difficile valutare l’entità.