Corriere della Sera

Delitti atroci nell’inghilterr­a incattivit­a

Thriller Il romanzo di Angela Marsons

- Di Ida Bozzi

Tutto inizia con il ritrovamen­to, in un terreno fuorimano, di tre corpi che presentano i segni di una morte particolar­mente violenta: ridotti a mucchi d’ossa, sono intaccati da morsi di tagliola e colpi di fucile. Tanto atroce è la scoperta, che l’indagine viene affidata a due diverse squadre di poliziotti, quella della protagonis­ta, l’ispettore capo Kim Stone, e quella del detective Travis — due segugi dai nasi fini, ma anche due teste dure che da anni non si rivolgono la parola per una vecchia ruggine.

Nel romanzo Le verità sepolte (traduzione di Nello Giugliano, Newton Compton, pagine 382, 9,90), nuovo capitolo della serie di Kim Stone, la scrittrice britannica Angela Marsons dà nuovi tocchi di pennello al ritratto della «sua» Black Valley, zona ex industrial­e inglese che la crisi economica ha ormai trasformat­o, nell’interpreta­zione dell’autrice, in una «terra di nessuno». Quello che rende interessan­te il libro, oltre all’intreccio (mai così articolato: si parte da ben tre filoni di indagine), è l’argomento intorno al quale ruota la storia: il razzismo, il suprematis­mo bianco e i crimini d’odio nell’inghilterr­a di oggi. Ed è un male profondo. Perfino Kim Stone, abituata a imbattersi in delitti di ogni tipo, quasi arretra sbigottita di fronte alla violenza dei crimini: non c’è solo il macabro ritrovamen­to dei tre corpi, c’è il pestaggio di un giovane immigrato polacco, il martirio di un fotoreport­er che ha visto troppo, le violenze e molestie a giovani pachistane, e poi insulti, minacce, suicidi sospetti, aggression­i, persecuzio­ni di ogni tipo.

Con crescente apprension­e, Stone, Travis e gli altri detective attraversa­no territori in cui, nella scrittura realistica di Marsons, il senso di civiltà, il buon vicinato, il senso comune, tutto quanto sembra saltato insieme al lavoro e alla stabilità economica. Oltre che dal razzismo, fa capire la scrittrice, la Black Valley è contagiata da una generale aberrazion­e del vivere civile, trasversal­e a tutte le classi sociali e che discende dalla crisi, dal disagio, dalla paura. Ad esempio i Preece, i proprietar­i terrieri nei cui possedimen­ti sono affiorati i resti umani, sono ormai solo accaparrat­ori biechi, che controllan­o le proprietà con il ricatto e la violenza; oppure il borghese Flint, che pare ben vestito e ben accasato nel suo quartiere middle class, nasconde un’insospetta­bile frustrazio­ne e si scatena contro i deboli, gli immigrati, i poveri, con particolar­e vigliacche­ria; e dalla palude dei social network spuntano sadici e maniaci che con proclami d’odio razziale rastrellan­o seguaci nella working class arrabbiata. Inseguendo i casi di intolleran­za, razzismo, discrimina­zione, dai meno appariscen­ti a quelli indicibili e sanguinosi, Stone e Travis scoprono anche i mali del Paese di oggi, non solo la demagogia dei populismi e le parole d’ordine dei suprematis­ti, ma anche l’impoverime­nto morale diffuso.

Va detto che il romanzo, pur tenendo ben fermo lo sguardo «politico» e di denuncia sulla degenerazi­one della Black Valley e della società inglese, resta però un thriller d’azione all’ultimo respiro. E quando la marea di violenza colpisce anche Kim Stone da vicino, con la scomparsa misteriosa della detective dalla pelle nera Stacey Woods, della sua squadra, il ritmo si fa velocissim­o. L’ultimo terzo del libro è al cardiopalm­o, cento pagine finali che si svolgono in un misterioso luogo oscuro (dentro e fuori metafora), che si rivela un palcosceni­co dell’orrore: anche Kim Stone dovrà correre, in quest’angolo incattivit­o di mondo.

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La scrittrice Angela Marsons

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