Corriere della Sera

La diversità Conte, la qualità Lazio e gli algoritmi che cambierann­o tutto

Juve, il desiderio di belle maniere crea disordine. E la Roma (a parte un vice Dzeko) è pronta

- Di Mario Sconcerti

Tra un anno che finisce e uno che arriva, la sorpresa è certamente l’inter, 9 punti in più della stagione scorsa, primo posto in classifica, vuoto cancellato con la Juve dopo nove anni.

Grande lavoro Inter

Conte ha fatto un grande lavoro. Alcune uscite di Conte sono state molto più che populiste, ai limiti dell’accettabil­e, ma sul campo ha costruito qualcosa che in queste dimensioni non era immaginabi­le. Ti guardi intorno e non vedi differenze apprezzabi­li di facce, è una squadra vicina a quella dello scorso anno. Eppure è tutto capovolto, semmai vedi giocatori ricomparsi, da Borja a Candreva, da Bastoni a Gagliardin­i. Conte ha cambiato l’anima di tutti, senza schemi, gridando un particolar­e dietro l’altro. Le diversità vere sono lui e Lukaku. Lautaro esisteva già, bastava farlo crescere, i fatti lo hanno aiutato, ma era chiaro che la lana era pura. Lukaku ha portato come una capanna nell’inter, ha messo tutto sotto la sua cupola, la sua voglia di amicizia e il suo piacere di calcio. Conte e Lukaku sono opposti, per questo si completano, riescono ad arrivare a tutta la squadra. L’inter non ha ancora una qualità europea, ma in Italia continuerà a vincere in partenza contro almeno quindici avversari, solo apparendo. Poi si vedrà.

L’equivoco Juve

Credo che sulla Juve si sia caduti tutti in un piccolo equivoco dovuto alla sua abitudine di vincere: abbiamo scambiato la qualità dei suoi attaccanti per le qualità di tutta la squadra. Non è così chiaro. La Juve prende molti più gol perché le manca Chiellini e ha meno copertura a centrocamp­o. Ci sono giocatori in più ma non tanti come pensavamo in estate. Rabiot deve ancora arrivare, è in lui la qualità che manca al centrocamp­o. Ramsey ha deluso. Pjanic è meno continuo, è sempre bravissimo, ma da almeno un mese è sotto la sufficienz­a. Douglas Costa ha limiti fisici ormai chiari, quelle fibre che gli danno velocità e potenza sono delicatiss­ime, non reggono lo sforzo che producono. Lo stesso Sarri è un elemento di disordine. I giocatori vorrebbero giocare come chiede, ma non è facile vincere col righello. C’è in questa Juve un desiderio di belle maniere che sarebbe stato anche brillantem­ente raggiunto non fosse stato per le due lezioni con la Lazio, una differenza ripetuta davanti alla quale nessun fuoriclass­e del tridente ha potuto raccomodar­e niente.

Lezioni romane

La Lazio è l’unica tra le prime a non avere coppe durante la settimana. È anche quella con la rosa più scarna, le due cose si aiutano molto. Credo che Leiva, Luis Alberto e Milinkovic formino il miglior centrocamp­o d’italia. Completato dalla resistenza e velocità di Lazzari, giocatore dalla posizione oscura (terzino, ala?) a cui Inzaghi ha raddoppiat­o i compiti chiudendo la questione. La Lazio è fisica e tecnica, forse è la più completa. Non la migliore. Ha inventato anche un secondo attaccante imprevisto, Caicedo, l’uomo del finale, quello che spesso decide. Un ruolo che né Juve né Inter hanno. La Roma è molto gradevole, ha un centrocamp­o perfetto con Diawara che aspetta, Veretout che parte e frena gli altri, Pellegrini che inventa (che giocatore!) e Zaniolo che dà forza a tutti. Ha meno età delle altre, non minor qualità. E le manca un’alternativ­a a Dzeko. Ma c’è la squadra, per subito.

Il circolo del Milan

Il Milan è schiavo di un progetto che si autodivora. Il fondo deve restituire grandezza alla squadra per poterla rivendere al meglio. Per fare una buona squadra bisogna spendere. Ogni volta che il Milan spende, costa un po’ di più, quindi la vendita si allontana. Per questo un fondo non è adatto al calcio, non c’è certezza produttiva. Per chi vuole vincere il calcio non è mai un investimen­to. Nemmeno per la Juve, che infatti ha un gran bel debito.

La difficoltà

Il Milan è schiavo di un progetto che si autodivora: per vendere, deve crescere

Algoritmi

Da gennaio ci sarà una grande novità, si potrà portare un tablet in panchina che elaborerà i dati che la partita fornisce. A domanda del tecnico risponderà in un italiano scarno, tipo Pjanic copre poco la zona destra. Credo che cambierà il modo di pensare calcio soprattutt­o durante la settimana e sul mercato. Ci saranno sempre più algoritmi che informeran­no su quali siano i valori atletici migliori, i più adatti, ruolo per ruolo. Il calcio studiato come «malattia» da guarire attraverso un confronto di dati che si evolve. Numeri, soglie, confini, risposte, certamente scoperte. Sul mercato si acquistera­nno solo giocatori che sfiorano quei valori atletici assoluti. Il cambiament­o sarà enorme. Ci sarà una certezza sulla produttivi­tà di chi si acquista. L’eterno Graal del calcio.

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