Leclerc, accordo record E le gerarchie in Ferrari vengono ribaltate
Nemmeno per il grande Schumi un contratto di 5 anni
Charles Leclerc pilota Ferrari sino al 2024. L’accordo vale un record. Persino Schumacher, in 11 anni di permanenza a Maranello (1996-2006)rinnovò periodicamente il proprio legame al massimo per tre stagioni. Dunque, un patto epocale, i cui significati sono molteplici, al netto delle clausole del contratto, quelle che fissano scappatoie reciproche in caso di crisi. Per la Ferrari si tratta di un investimento assoluto, ma anche di una scommessa. Da una parte c’è un campione di enorme talento sul quale costruire un ciclo stabile e se possibile fortunato, con la tranquillità di aver tolto Leclerc dalle turbolenze del mercato; dall’altra si punta su un ragazzo molto capace di sbrogliare i nodi da pista ma ancora acerbo sul piano della maturità.
Il talento non basta mai, serve declinarlo con una mentalità attrezzata e adeguata e Charles deve dar prova di crescere, magari pensando proprio a Schumi, allenando disciplina e umiltà; determinazione e equilibrio interiore. Avrà addosso una enorme pressione, gli oneri e gli onori che spettano al pilota di punta della squadra più importante in assoluto. Tutta roba da digerire con nervi saldi e una razionalità perennemente allertata. Non solo: questo accordo chiude la questione «prima guida Ferrari 2020». Ogni risorsa verrà indirizzata al pilota che resterà per i prossimi cinque anni e non verso chi ha un contratto in scadenza. Vettel, dato partente certo, potrebbe modificare il proprio atteggiamento magari cercando una conferma come spalla lussuosa. Anche perché il suo futuro — ammesso che voglia continuare nel ‘21 — non appare roseo: i top team hanno altri candidati al ruolo di «prima guida» e correre da capitano con una vettura perdente non può gratificare chi ha vinto 4 Mondiali.
Questo accordo accresce il potere di Nicolas Todt, manager di Leclerc e figlio di Jean, una personalità tutt’altro che trascurabile; annulla l’ipotesi Hamilton in rosso visto che Charles non vorrà certo trovarsi in casa chi è abituato e autorizzato a farla da padrone ovunque; chiude col botto il primo anno di Mattia Binotto al vertice della gestione sportiva. Come team principal si è rivelato molto abile sul piano politico, un terreno tanto accidentato quanto inesplorato. Ma ora, come direttore tecnico, deve portare in pista una Ferrari vincente. È questo l’unico tassello che manca ed è un tassello decisivo per i freschi sposi.