Il giovane, lo schianto: tutte le nuove accuse
Dopo l’impatto con le 16enni Genovese ha chiamato il padre regista. Il ragazzo ha lasciato Roma
Positivo ad alcol e a più droghe. Si complica la posizione di Pietro Genovese, il 20enne che sabato sera ha travolto a Roma due ragazze di 16 anni, uccidendole.
Con un tasso alcolemico pari a 1,4 grammi/litro, la positività a più sostanze stupefacenti, un provvedimento di sospensione della patente scaduto da poco e il sospetto che abbia provato a fuggire, si complica la posizione di Pietro Genovese, il 20enne che sabato sera ha travolto su corso Francia a Roma Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, due ragazze di 16 anni, uccidendole, secondo l’autopsia, sul colpo. A suo carico non sono state ancora chieste misure cautelari ma potrebbe essere questione di ore. Nel frattempo, su richiesta presentata dall’avvocato Gianluca Tognozzi, il pm Roberto Felici ha dato il nulla osta per farlo allontanare dalla Capitale. Figlio del regista Paolo («Perfetti sconosciuti»), il ragazzo è in forte stato di choc e continua a rivivere la dinamica dell’incidente ripetendo: «Non le ho viste, non le ho viste». Già ieri sera si è trasferito con la famiglia in Umbria.
I risultati definitivi delle analisi certificano però un livello di alcol nel suo sangue vicino al limite massimo di 1,5 g/l che farebbe scattare (anche senza l’incidente) il ritiro immediato della patente. Pietro ha infatti la licenza di guida da meno di tre anni e non ne ha ancora compiuti 21: con queste caratteristiche la legge impone un tasso alcolemico pari a zero. Più controversa la questione delle sostanze stupefacenti. La positività non implica per forza lo stato di alterazione, perché l’assunzione potrebbe essere avvenuta anche alcuni giorni prima, lasciando tracce nel sangue. La Procura attende i risultati di nuovi accertamenti per decidere come procedere nei suoi confronti.
Dalla relazione consegnata ai pm dal comando della Polizia municipale emergono due dettagli forse decisivi. Che l’investitore si sia fermato sul luogo dell’incidente non è dipeso da una sua scelta ma dal fatto che dopo l’impatto, e percorsi ancora alcuni metri, la sua Renault Koleos non fosse più nelle condizioni di marciare. La prima telefonata del ragazzo è stata al padre, mentre a chiamare i soccorsi sono stati i testimoni. Il sospetto di chi indaga è che la reazione istintiva del 20enne sia stata continuare la corsa, anche perché solo da pochi giorni gli era stata comunicata dalla Prefettura la decadenza del divieto di guida.
La licenza gli era stata sospesa il 18 ottobre per un mese, così come prescrive il codice penale, in seguito a un controllo in cui Pietro, due settimane prima, era stato trovato in possesso di hashish (ed era già accaduto anche nel 2016). Sabato, dopo la cena a casa di amici, era da solo in auto diretto in un locale. Percorrendo corso Francia col semaforo verde ma ad almeno 70 chilometri l’ora (limite di 50) ha travolto le due amiche che attraversavano fuori dalle strisce con la pioggia e il buio.
L’autopsia, solo esterna, effettuata ieri sui loro corpi alla presenza degli avvocati Giovanni Maria Giaquinto (per il padre di Gaia), Andrea Cavallo (per la madre) e Carmelo Piraino (la famiglia di Camilla), ha rivelato che la morte è avvenuta sul colpo. Le fratture letali riportate da entrambe al cranio sono compatibili con un unico impatto. Escluso dunque l’investimento da parte di altre auto.