«Tra dem e 5 Stelle un gioco delle parti E le due riforme si annullano tra loro»
Il capo dei penalisti: imputati danneggiati
ROMA «Il Pd aspettava la mediazione del presidente Conte sulla prescrizione. Ora che lui ha risposto sostanzialmente “marameo”, cosa farà?». Sorride Gian Domenico Caiazza, presidente dell’unione Camere penali.
Cosa intende?
«Beh, insomma, quando gli è stato chiesto se ci sarà una sua mediazione, il presidente Conte mi pare abbia risposto che si farà la riforma del processo penale per accorciarne i tempi. Come dire: la mediazione sarà quella lì».
Non l’auspicavate?
«Certo. Ci abbiamo lavorato 5 mesi col ministro a quella riforma, ma bisognava prima scrivere e fare entrare in vigore quella e solo dopo introdurre la legge Bonafede, che peraltro non incide nemmeno tanto sulle prescrizioni».
Perché?
«Perché la gran parte delle prescrizioni, il 60%, a detta dello stesso ministro interviene prima dell’udienza preliminare, e su questo la norma nulla cambia. Un ulteriore 15% si prescrive prima della sentenza di primo grado, e anche su questo nulla dice la legge. Perciò incide solo su un 25% delle prescrizioni».
Allora perché la avversate così tanto?
«Perché anche quel 25% di cittadini ha diritto a non rimanere appeso a un processo senza termine».
Non è colpa di voi avvocati che la tirate per le lunghe?
«È una sciocchezza. Prima potevamo. Dal 2006 gli impedimenti legittimi di imputati e difensori e le astensioni per protesta degli avvocati sospendono i termini».
Cosa pensa della proposta Pd?
«A noi non piace, come non ci piaceva la legge Orlando, perché riteniamo che i tempi di prescrizione sono ormai lunghissimi. E quindi non è necessaria. Ma comunque, come alternativa alla bruttissima legge Orlando abbiamo detto che siamo pronti ad accoglierla positivamente. Il punto però è un altro».
Ovvero?
«Ci sembra un gioco delle parti. La proposta Pd non è altro che la riproposizione della legge che era in vigore».
I tempi di sospensione non sono diversi?
«Sono solo distribuiti diversamente. La legge Orlando ora in vigore prevede un anno e mezzo di sospensione tra la sentenza di primo grado e la sentenza di appello. E un altro anno e mezzo di stop tra la sentenza di appello e la sentenza definitiva in Cassazione. La proposta Pd due anni di sospensione tra la sentenza di primo grado e l’appello e un anno tra l’appello e la sentenza di Cassazione. Più sei mesi, ma solo in casi eccezionali».
E quindi?
«Quindi è di fatto abrogativa della riforma Bonafede. E lui, certo, non potrà mai accettarla. E allora il Pd che ci fa, la birra?».
Non crede la presenterà in Parlamento?
«E poi? La vota con le opposizioni? Fa cadere il governo? In più Enrico Costa (FI) ha subito detto che l’accoglierà come emendamento, alla propria proposta. Così il Pd si troverà, magari nella condizione di dover bocciare la propria proposta perché ormai è travestita da legge di Forza Italia. Siamo alle comiche».
I tempi «La riforma incide solo su poche prescrizioni, ma tutti hanno diritto a processi ragionevoli»