Joker in pole, è furbo e anti élite Occhio a Netflix: ha 3 pesi massimi
Per prima cosa bisognerebbe capire chi conquisterà il 13 gennaio una nomination, previsione non semplicissima visto come è andata per il «miglior film internazionale», ex miglior film in lingua straniera, dove accanto ai favoriti Parasite e Amor y gloria, i membri dell’academy hanno messo in short list mediocri film polacchi e cechi e non il nostro Traditore. Ma tant’è, sono anni in cui il «messaggio» la vince su tutto e anche di questo bisognerà tener conto.
Così, se le candidature ai Golden Globes, cioè ai premi della stampa estera di Hollywood, possono dire qualcosa, bisognerebbe pensare che sarà una gara tra Joker e Netflix, al via con tre pesi massimi: The Irishman di Scorsese, Storia di un matrimonio di Baumbach e I due papi di Meirelles (da noi direttamente sulla piattaforma). Il ruolo delle sorprese potrebbe essere affidato a 1917 di Sam Mendes, melodramma bellico dal forte impatto antimilitarista, o alla nuova versione di Piccole donne, cui la regista Greta Gerwig ha affidato un robusto messaggio femminista. E se penso che Richard Jewell, il nuovo film di Clint Eastwood, sarà apprezzato (e candidato) soprattutto per le interpretazioni (di Paul Walter Hauser e soprattutto Sam Rockwell), credo che Warner non farà fatica a piazzare tra i nominati anche Just Mercy (in italiano Il diritto di opporsi) su un celebre caso di malagiustizia contro i neri. Ma l’oscar? Mi sa che alla fine la spunterà Joker, perché è furbo, solletica il populismo anti élite, è molto «arty» (che non vuol dire bello) e ha fatto sfracelli al botteghino. Che a Hollywood è sempre un gran biglietto da visita.